Reati contro la Pubblica Amministrazione: Tipologie e Sanzioni

Scopri cosa sono i reati contro la Pubblica Amministrazione, le principali tipologie e le sanzioni previste.

I reati contro la Pubblica Amministrazione

I reati contro la Pubblica Amministrazione rappresentano un ambito particolarmente rilevante del diritto penale, in quanto attengono alla tutela dell’interesse pubblico al corretto, imparziale ed efficiente esercizio della funzione amministrativa.

Il legislatore ha inteso preservare l’integrità della Pubblica Amministrazione non solo in quanto struttura organizzativa, ma soprattutto quale insieme di valori e principi fondamentali per il buon andamento dello Stato. Tali reati si configurano prevalentemente come delitti, collocandosi nella parte speciale del Codice penale, in particolare nel Titolo II, che li suddivide in categorie distinte a seconda della qualità del soggetto agente e della natura dell’offesa arrecata: si va dai delitti dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione (quali la corruzione, la concussione, il peculato), a quelli dei privati contro la stessa (come l’indebita percezione di erogazioni pubbliche e l’istigazione alla corruzione).

La disciplina di tali fattispecie ha conosciuto nel tempo significative modifiche, volte sia a rafforzare la repressione dei comportamenti illeciti, sia a conformarsi ai principi sanciti in sede sovranazionale, in particolare dalla Convenzione ONU contro la corruzione (Convenzione di Merida) e dalla normativa dell’Unione Europea. La loro rilevanza pratica è amplificata dalla possibilità di incorrere in sanzioni accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici, e dalla ricorrenza di forme aggravate che incidono sensibilmente sul computo dei termini prescrizionali. L’approccio giurisprudenziale a queste fattispecie, infine, dimostra una tendenza all’ampliamento della tutela penale, privilegiando un’interpretazione funzionale e finalistica dell’interesse pubblico.

Vediamo di seguito maggiori dettagli sul tema.

1. Cosa si intende per Reati contro la Pubblica Amministrazione

Definizione giuridica

I reati contro la Pubblica Amministrazione costituiscono un insieme di fattispecie incriminatrici disciplinate nel Titolo II del Libro II del Codice penale, volte a tutelare l’interesse pubblico al corretto, imparziale e trasparente svolgimento dell’attività amministrativa da parte dei pubblici poteri.

Tali reati si distinguono a seconda della posizione soggettiva dell’agente: si parla infatti di reati commessi da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio (quali peculato, concussione, corruzione, abuso d’ufficio), e di reati commessi da privati nei confronti della Pubblica Amministrazione (ad esempio, l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, la resistenza a pubblico ufficiale).

La ratio legis è quella di sanzionare condotte che pregiudicano il buon andamento, l’imparzialità e il prestigio dell’amministrazione pubblica, nonché la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Gli elementi soggettivi variano da dolo generico a dolo specifico, e le fattispecie sono spesso connotate da elementi normativi o descrittivi complessi, che richiedono un’attenta interpretazione alla luce delle funzioni concretamente svolte dal soggetto agente e del contesto in cui si inserisce l’azione.

Rilevanza nel diritto penale italiano

La rilevanza dei reati contro la Pubblica Amministrazione nel diritto penale italiano è massima, sia sotto il profilo repressivo sia sotto quello sistematico. Tali delitti rappresentano un nucleo centrale della tutela penale dell’interesse pubblico e sono oggetto di costante attenzione da parte del legislatore, anche in adempimento agli obblighi internazionali in materia di contrasto alla corruzione e alla criminalità amministrativa.

Le pene previste sono generalmente elevate e comprendono, oltre alla sanzione principale, numerose pene accessorie, tra cui l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Inoltre, il regime della prescrizione per tali reati è peculiare, prevedendo termini più lunghi o limiti più ampi agli effetti interruttivi, come previsto dall’art. 160, co. 3, c.p.

L’importanza pratica di queste fattispecie è accentuata dalla loro frequente incidenza nei procedimenti penali aventi rilievo mediatico e dall’interesse della collettività a garantire la legalità e il buon governo. Anche la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha contribuito ad ampliare l’interpretazione delle norme, favorendo un’applicazione estensiva delle nozioni di pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio, con l’obiettivo di rafforzare la tutela dell’azione amministrativa.

2. Classificazione dei Reati contro la Pubblica Amministrazione

Reati propri e reati comuni

I reati contro la Pubblica Amministrazione si distinguono innanzitutto in reati propri e reati comuni, in base alla qualifica soggettiva dell’autore del reato.

Come evidenziato dalla, il bene giuridico protetto è quello tutelato dall’art. 97 della Costituzione, ovvero il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione.

I reati propri possono essere commessi esclusivamente da soggetti che rivestono una particolare qualifica pubblicistica (pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio). Un esempio tipico è il peculato, che come stabilito dalla, si configura solo quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio si appropria di denaro o beni mobili di cui ha la disponibilità per ragione del suo ufficio.

I reati comuni, invece, possono essere commessi da chiunque, indipendentemente da qualifiche soggettive specifiche. Un esempio è la resistenza a pubblico ufficiale che, come chiarito dalla, può essere commesso da qualsiasi privato cittadino che si oppone all’attività del pubblico ufficiale.

Reati in danno e in pericolo della Pubblica Amministrazione

La seconda classificazione fondamentale distingue i reati in base alla tipologia di offesa al bene giuridico tutelato.

Come evidenziato dalla, esistono reati di pericolo, come la corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318 c.p.), che si configurano con la mera messa in pericolo del bene giuridico tutelato, senza necessità che si verifichi un danno effettivo. In questi casi è sufficiente la presa in carico da parte del pubblico funzionario di un interesse privato a fronte di una dazione indebita.

I reati di danno, invece, richiedono un’effettiva lesione del bene giuridico. Come stabilito dalla, la truffa aggravata ai danni dello Stato richiede un danno immediato ed effettivo di natura strettamente economico-patrimoniale, che può consistere sia nelle spese sostenute sia nel dispendio di risorse umane ed economiche conseguente alla necessità di revocare provvedimenti illegittimi.

3. I principali Reati contro la Pubblica Amministrazione

Corruzione

Il reato di corruzione, disciplinato dagli articoli 318 e seguenti del codice penale, si configura quando un pubblico ufficiale riceve, accetta la promessa o sollecita indebitamente denaro o altre utilità per compiere un atto del suo ufficio (corruzione propria) o per omettere o ritardare un atto contrario ai doveri d’ufficio (corruzione impropria). La condotta può estendersi anche a terzi (art. 319-quater). Sono previste aggravanti, tra cui l’esercizio di funzioni giudiziarie. La fattispecie si differenzia dalla concussione in quanto manca la costrizione della vittima: nella corruzione vi è un accordo illecito tra le parti.

Il legislatore ha introdotto pene severe, con reclusione da sei a dieci anni, e sanzioni accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici. L’art. 322-bis estende l’applicazione della disciplina anche ai membri delle istituzioni europee e straniere. In tema di prescrizione, si applicano termini più lunghi rispetto alla regola generale, con un limite massimo di aumento fino alla metà del tempo ordinario. L’offerta o la promessa non accettata costituiscono reato autonomo (art. 322 c.p.), così come la corruzione tra privati è prevista da norme distinte.

Concussione

La concussione, prevista dall’art. 317 c.p., si verifica quando un pubblico ufficiale, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità.

La peculiarità della fattispecie risiede nella coartazione della volontà del soggetto passivo, che non agisce liberamente ma sotto pressione indebita esercitata dal pubblico agente.

La condotta è tipicamente unilaterale: manca l’accordo corruttivo e si configura piuttosto una forma di estorsione compiuta da chi riveste una funzione pubblica.

La pena prevista è severa: la reclusione va da sei a dodici anni. L’elemento soggettivo richiesto è il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di abusare della propria funzione per ottenere un vantaggio patrimoniale. È rilevante distinguere la concussione dalla indebita induzione a dare o promettere utilità (art. 319-quater), introdotta dalla legge Severino del 2012, nella quale l’iniziativa è del pubblico ufficiale ma la volontà del privato non è completamente annullata. La concussione è procedibile d’ufficio e comporta l’interdizione dai pubblici uffici, anche perpetua nei casi più gravi.

Peculato

Il reato di peculato è disciplinato dall’art. 314 c.p. e consiste nell’appropriazione indebita, da parte del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, di denaro o altra cosa mobile altrui di cui abbia disponibilità per ragione del suo ufficio. È punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.

La condotta si distingue dalla mera distrazione in quanto implica un vero e proprio intento appropriativo. La giurisprudenza ha chiarito che è irrilevante il successivo uso pubblico della somma sottratta, essendo sufficiente l’intenzione di farne un uso personale. È previsto anche il peculato d’uso (comma 2), meno grave, quando l’uso del bene è temporaneo e con successiva restituzione.

Abuso d’ufficio

L’abuso d’ufficio è previsto dall’art. 323 c.p. e si configura quando un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, nello svolgimento delle sue funzioni, viola norme di legge o regolamento, ovvero omette di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto, procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale o un danno ingiusto ad altri.

Dopo la riforma del 2020, la tipizzazione della norma ha ristretto il campo applicativo: la violazione deve consistere in una specifica norma di legge o regolamento. È necessaria la prova del dolo intenzionale, non essendo sufficiente la mera colpa o il dolo

4. Gli elementi costitutivi dei Reati contro la Pubblica Amministrazione

Soggetti attivi e passivi

I soggetti attivi dei reati contro la PA si distinguono in base alla qualifica rivestita.

Come stabilito dalla, la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio deve essere valutata secondo un criterio oggettivo-funzionale, che prescinde dal rapporto di dipendenza con la PA.

L’art. 357 c.p. definisce pubblici ufficiali coloro che esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa. L’art. 358 c.p. qualifica come incaricati di pubblico servizio coloro che, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio. Come chiarito dalla, è necessario verificare che l’attività sia disciplinata da norme di diritto pubblico e caratterizzata dall’esercizio di poteri tipici della potestà amministrativa. Il soggetto passivo è la Pubblica Amministrazione, intesa come entità che persegue finalità pubbliche e di interesse generale.

Elemento soggettivo e oggettivo

L’elemento oggettivo varia in base alla specifica fattispecie di reato. Come evidenziato dalla, nel peculato consiste nell’appropriazione di denaro o cosa mobile di cui si ha la disponibilità per ragione dell’ufficio. Nella corruzione, l’elemento oggettivo è rappresentato dall’accordo tra privato e pubblico ufficiale per il compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Quanto all’elemento soggettivo, come stabilito dalla, è richiesto il dolo, che può essere generico o intenzionale a seconda della fattispecie. Nel caso dell’abuso d’ufficio è necessario il dolo intenzionale, ovvero la rappresentazione e volizione dell’evento di danno o vantaggio come conseguenza diretta della condotta. Per il peculato, invece, è sufficiente la coscienza e volontà di appropriarsi del bene, a prescindere dalle motivazioni.

5. Le sanzioni previste per i Reati contro la Pubblica Amministrazione

Pene principali

Le pene principali previste per i reati contro la Pubblica Amministrazione variano in funzione della gravità della condotta e della qualifica soggettiva dell’agente.

In generale, trattandosi di delitti, si tratta prevalentemente di pene detentive. Ad esempio, il peculato (art. 314 c.p.) è punito con la reclusione da 4 a 10 anni e 6 mesi; la concussione (art. 317 c.p.) con la reclusione da 6 a 12 anni; la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.) con la reclusione da 6 a 10 anni. L’abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), oggetto di recenti interventi normativi, prevede la reclusione da uno a quattro anni.

Queste sanzioni mirano a reprimere condotte che ledono il principio di legalità e imparzialità dell’azione amministrativa. In alcune fattispecie aggravate o reiterate, le pene detentive possono essere ulteriormente inasprite.

L’imposizione della pena principale costituisce il presupposto per l’applicazione delle sanzioni accessorie, le quali rivestono un ruolo altrettanto centrale nel sistema sanzionatorio dei reati contro la Pubblica Amministrazione.

Pene accessorie e interdittive

Oltre alle pene principali, il sistema penale italiano prevede per i reati contro la Pubblica Amministrazione numerose pene accessorie e misure interdittive, che svolgono una funzione essenziale di prevenzione e tutela dell’interesse pubblico.

Tra le pene accessorie più rilevanti si annovera l’interdizione dai pubblici uffici, che può essere temporanea o perpetua.

Ai sensi dell’art. 29 c.p., essa è perpetua nei casi di condanna alla reclusione non inferiore a 5 anni per delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione.

Per i delitti di maggiore gravità – quali corruzione, concussione, peculato – la legge dispone espressamente l’interdizione perpetua. In altri casi, la durata è determinata discrezionalmente dal giudice.

Altre pene accessorie includono l’incapacità di contrarre con la Pubblica Amministrazione, l’incapacità di assumere incarichi direttivi presso persone giuridiche o imprese, la decadenza da cariche pubbliche, nonché – nei casi previsti – la pubblicazione della sentenza.

Tali sanzioni mirano a impedire che il soggetto condannato possa reiterare condotte illecite nell’ambito della funzione pubblica, e costituiscono un complemento fondamentale al trattamento sanzionatorio. L’efficacia deterrente del sistema è rafforzata dalla loro automatica applicazione in caso di condanna definitiva.

6. Le recenti riforme e aggiornamenti normativi

Modifiche introdotte dalla legge spazzacorrotti

La legge n.3/2019 (c.d. Spazzacorrotti o anticorruzione) ha introdotto significative modifiche nel sistema dei reati contro la Pubblica Amministrazione.

Come evidenziato dalla, una delle principali innovazioni riguarda l’art. 317-bis c.p., che ha esteso l’applicazione dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la PA a un più ampio novero di reati, inclusa la corruzione ex art. 321 c.p. (e più segnatamente per i reati del c.p. di cui agli artt.: ,,,,,,, primo comma,,,, e).

La ha chiarito che l’applicazione delle pene accessorie non è più automatica ma rimessa alla valutazione discrezionale del giudice, anche nel patteggiamento allargato. Inoltre, come stabilito dalla, la riforma ha ampliato la punibilità dei reati contro la PA anche alle “persone che esercitano funzioni corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali nell’ambito di organizzazioni internazionali” e ai “membri delle assemblee parlamentari internazionali”.

Impatto delle riforme sulla lotta alla corruzione

L’impatto delle riforme sulla lotta alla corruzione è stato significativo, soprattutto in termini di inasprimento del sistema sanzionatorio e di estensione dell’ambito di applicazione delle norme. Come evidenziato dalla, le modifiche hanno incluso i delitti dei pubblici ufficiali contro la PA nel catalogo dei reati ostativi ex art. 4-bis L. 354/1975, rendendo più difficile l’accesso ai benefici penitenziari.

La ha sottolineato come la riforma abbia introdotto anche meccanismi premiali per incentivare la collaborazione degli autori dei reati, prevedendo una riduzione delle pene accessorie (da uno a cinque anni invece che perpetue) in caso di collaborazione ex art. 323-bis comma 2 c.p. Inoltre, come evidenziato dalla, è stata introdotta la subordinazione della sospensione condizionale della pena al pagamento della riparazione pecuniaria, rafforzando così gli strumenti di recupero dei proventi illeciti.

7. Importanza della prevenzione e della trasparenza nella Pubblica Amministrazione

Misure preventive

Le misure preventive rappresentano un pilastro fondamentale nella lotta alla corruzione amministrativa.

Come evidenziato dalla, il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT) costituisce lo strumento principale attraverso cui le amministrazioni definiscono la propria strategia di prevenzione.

Particolare rilevanza assume la rotazione del personale nelle aree a rischio, che come stabilito dalla, deve essere attuata secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità, bilanciando le esigenze di prevenzione con quelle di efficienza amministrativa. Fondamentale è anche il sistema di whistleblowing, che garantisce la tutela del dipendente che segnala illeciti, assicurando l’anonimato e proteggendo da eventuali ritorsioni.

Promozione dell’integrità pubblica

La promozione dell’integrità pubblica si realizza attraverso un sistema integrato di azioni e strumenti.

Come sottolineato dalla, la formazione del personale rappresenta un elemento cruciale, dovendo essere continua e mirata all’acquisizione di competenze tecniche e valoriali.

La ha evidenziato l’importanza della digitalizzazione dei processi amministrativi come strumento di trasparenza e tracciabilità. Particolare attenzione viene posta anche alla gestione del conflitto di interessi, con l’obbligo di astensione in presenza di interessi personali e la necessità di dichiarazioni preventive per incarichi extra-istituzionali, garantendo così l’imparzialità dell’azione amministrativa.

FAQ sui Reati contro la Pubblica Amministrazione

  1. Quali sono i principali reati contro la Pubblica Amministrazione?

    I principali reati contro la Pubblica Amministrazione, disciplinati dal Titolo II del Libro II del Codice penale, includono il peculato (art. 314 c.p.), la concussione (art. 317 c.p.), la corruzione propria e impropria (artt. 318-319 c.p.), l’abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), l’omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.) e la resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Tali fattispecie mirano a tutelare il corretto funzionamento dell’apparato pubblico e la fiducia dei cittadini.

  2. Qual è la differenza tra corruzione e concussione?

    La corruzione implica un accordo tra il pubblico ufficiale e il privato, mediante il quale il primo riceve (o accetta la promessa di) un indebito vantaggio per compiere o omettere un atto del proprio ufficio. Nella concussione, invece, il pubblico ufficiale abusa della propria posizione per costringere o indurre il privato a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità. Quindi, nella corruzione vi è consenso, nella concussione vi è coazione o indebita pressione.

  3. Chi può essere accusato di reati contro la Pubblica Amministrazione?

    Possono essere accusati di reati contro la Pubblica Amministrazione tanto i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, quanto i privati cittadini. I primi rispondono per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni (es. peculato, corruzione, abuso d’ufficio), mentre i secondi possono essere chiamati a rispondere per condotte che alterano il rapporto corretto con la funzione pubblica (es. corruzione attiva, resistenza, oltraggio, indebita percezione di erogazioni pubbliche).

  4. Quali sono le pene accessorie previste per questi reati?

    Le pene accessorie per i reati contro la Pubblica Amministrazione comprendono l’interdizione dai pubblici uffici (temporanea o perpetua, ai sensi degli artt. 28 e 29 c.p.), l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione e, nei casi più gravi, la pubblicazione della sentenza. In alcune ipotesi, come per la corruzione aggravata, è prevista l’interdizione perpetua. Tali sanzioni incidono profondamente sulla posizione giuridica e professionale del condannato, rafforzando l’efficacia dissuasiva della risposta penale.

  5. Come viene perseguita la corruzione nella Pubblica Amministrazione?

    La corruzione nella Pubblica Amministrazione è perseguita d’ufficio, con l’intervento del pubblico ministero che può agire anche su impulso di segnalazioni o denunce. Le indagini si avvalgono di strumenti specifici come intercettazioni, collaborazioni con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e tecniche investigative complesse. La legge prevede anche misure premiali per chi collabora, e la prescrizione per tali reati è ampliata. La repressione è rafforzata da obblighi internazionali e strategie nazionali anticorruzione.

Avvocato Marco Mosca

Marco Mosca

Sono l'Avv. Marco Mosca ed opero da 12 anni nel campo giuridico. Ho maturato una significativa esperienza in molti settori del diritto, in particolare nell'ambito della materia societaria e di tutto ciò che ad essa è collegato. Pertan ...