Recupero crediti attività professionali
Può capitare che nel corso di un rapporto di prestazione professionale, quali, ad esempio, quella di avvocati, commercialisti, architetti, notai ecc. il cliente non provveda al pagamento degli onorari ovvero, comunque denominati, i compensi dovuti per l’attività espletata dal professionista medesimo.
Recupero crediti attività professionale
Cause comuni del mancato pagamento dei crediti da parte dei clienti
Secondo l’art. 3, comma 1 lettera c), del D.Lgs n.206/2005 (Codice al Consumo) si definisce "professionista" la persona fisica o giuridica che agisce nell'esercizio della propria attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale, ovvero un suo intermediario.
Per cui, quando ci rivolgiamo all’avvocato, o un architetto, un medico oppure a un commercialista, tanto per citarne alcuni, per risolvere un nostro problema, in sostanza affidiamo la cura dei nostri interessi nelle mani di chi svolge l’attività in veste di professionista, cioè di colui che svolge una professione intellettuale o tecnica.
Le professioni intellettuali sono quelle attività caratterizzate dall’importanza assunta dalla cultura e dall’intelligenza del soggetto che la svolge ed eseguite nel rispetto della piena autonomia, con ampi poteri discrezionali affidati allo stesso. Di regola, tali professionisti svolgono l’incarico affidato su mandato, ossia il contratto con la quale una parte, nella fattispecie il professionista (mandatario), si obbliga a compiere una data attività e/o uno o più atti giuridici, in nome e per conto di altra (il cliente/mandante).
Ciò solo, determina il sorgere dell’obbligo di pagare il compenso al professionista per la sola attività espletata. Difatti, la prestazione del professionista, di regola, consiste in un’obbligazione di mezzi e non di risultato, nel senso che egli è tenuto a compiere l’incarico conferito con la massima diligenza e professionalità, ma non è vincolato al risultato finale da conseguire. In sostanza, e per meglio intenderci, se mi rivolgo all’avvocato Cicerone, perché considerato principe del Foro di Roma, al fine di dirimere una controversia insorta contro Caio, ma la causa ha esito negativo, comunque sarò tenuto a pagare il compenso a Cicerone, perché egli non è tenuto a vincere la causa, ma solo ad espletare con competenza e diligenza il mandato conferito.
Almeno che, al contrario, non si abbia la prova certa che la causa sia stata persa per grave negligenza e responsabilità dello stesso. Ma non potremo sindacare la strategia difensiva scelta dallo stesso, seppur non è risultata vincente. Tuttavia, dall’angolo visuale del professionista, non è rara l’ipotesi che, per quanto si sia agito con professionalità e diligenza, profuso il massimo impegno e, in molti casi, anche avendo ottenuto un risultato positivo per il cliente, quest’ultimo, al momento di regolare i conti cada nell’oblio, non provveda al pagamento o peggio ancora diventi irreperibile, tanto di costringere il malcapitato professionista a pensare di richiedere l’aiuto di “Chi l’ha visto”.
I motivi che inducono a non pagare sono innumerevoli, si passa dalle difficoltà economiche, all’insoddisfazione per il risultato conseguito, fino al ritenere l’attività espletata quale opera di beneficenza dovuta. Ironia a parte, non è dato individuare una causa comune al mancato pagamento, se non proprio nel mancato pagamento in sé stesso.
Come prevenire il mancato pagamento dei crediti: soluzioni preventive
Prevenire il mancato pagamento dei crediti professionali è più facile a dirsi che attuarsi. Sicuramente, laddove possibile, è necessario premunirsi richiedendo innanzitutto un acconto compensi fin dal primo momento, e cioè all’ottenimento dell’incarico, il che rappresenterà già un primo indizio sulla solvibilità e sulle intenzioni del cliente. Inoltre, l’esperienza gioca un ruolo non indifferente in questi casi, unita alla valutazione di un insieme di elementi ed indizi che lasciano presagire di avere di fronte un cliente solvibile.
Se, infatti, riceviamo incarico da una società florida, con un fatturato importante ovvero da un condominio, o da un cliente con tanto di posto fisso nella pubblica amministrazione, è chiaro che i rischi di vedersi non pagati i compensi sono minori, e comunque darebbe la possibilità di esperire con successo un’azione legale di recupero.
Se invece ci troviamo di fronte a un cliente che ha da poco perso il lavoro o si trova in difficoltà economiche il dubbio di vedersi pagati è legittimo. In tali casi è nelle corde del professionista accettare o meno l’incarico, assumendosi il rischio. Queste situazioni sopra accennate, è bene precisare, rappresentano come detto solo degli indizi che possono farci riflettere, ma non sono verità assolute. Ben può capitare nella realtà la situazione inversa, ossia che il cliente per quanto sia solido economicamente renda difficile e gravoso il recupero del compenso, mentre il cliente che sembrava meno solvente, poi paghi a semplice richiesta.
Inoltre, una politica “restrittiva”, cioè che porti a selezionare il cliente in base al reddito oppure alla richiesta di garanzie personali, può essere controproducente, sia per questioni di visibilità, e sia di difficile attuazione per quei professionisti che non hanno basi solide sotto i loro piedi. Allo stesso tempo accettare numerosi incarichi da chi palesemente non ha intenzione di pagare compensi comporterebbe solo un inutile aggravio di spese e costi.
Pertanto è opportuno saper gestire la clientela creando il giusto mix. Dunque i consigli principali sono 2: In primo luogo, stipulare per iscritto l’incarico da svolgere e i compensi relativi, in modo da evitare ogni dubbio in proposito fin dal principio; in secondo luogo, far distribuire il pagamento con acconto iniziale e poi frazionato a periodi, in modo tale da lasciare solo una parte come saldo finale a conclusione dell’incarico.
In ultimo, un problema di non poco conto è dato dalla forte concorrenzialità tra alcune categorie di professionisti che rendono ancor più difficile “educare” il cliente ad onorare i compensi. Forse proprio quello dell’avvocatura, su tutte, è l’esempio più eclatante, laddove pur di acquisire clientela negli anni si è creata una forma di concorrenza dei “prezzi” al ribasso. Infatti, non è raro sentirsi dire dal cliente di turno frasi del tipo “ma il Suo collega mi ha chiesto molto di meno”; “il Suo collega non fa pagare la consulenza”; “le lettere raccomandate da quell’altro avvocato non si pagano” ecc.
Pertanto, la prima forma di prevenzione è quella interna alla categoria. L’uniformità di compensi, nondimeno, potrebbe essere un valido espediente, ma senza certezza alcuna, in quanto, alla fine, è sempre il cliente che valuta in primis il rapporto di fiducia con il professionista (la base di tutto), e poi se pagare oppure no.
Recupero del credito: cosa fare in caso di mancato pagamento
In caso di mancato pagamento a richiesta da parte del cliente, niente panico, nervi saldi e una buona dose di pazienza. Per quanto il sogno di ogni professionista è avere i clienti che di loro iniziativa ci dicano “quanto Le devo?”, ciò non significa sempre che chi non paghi a richiesta effettivamente non voglia pagare. Le ragioni del primo mancato pagamento compensi possono essere innumerevoli.
In tali casi, anche nell’ottica di salvaguardare un cliente ritenuto degno di essere tale, sarà opportuno “stimolarlo” al pagamento con una cordiale telefonata, che poi potrebbero diventare 2…3… e perché no anche 4 telefonate. Alle telefonate spesso si aggiungono, se non precedono, l’invio di mail/pec, con allegata parcella o prospetto onorari, cosa quest’ultima tipica quando il cliente è una società o un condominio.
Qualora i suddetti tentativi restino lettera morta, e il tempo, in giorni, settimane e mesi, scorra inesorabile, forse che forse, per il professionista di turno, è venuto il momento di iniziarsi a preoccupare seriamente. A quel punto si potrà procedere con il recupero in via stragiudiziale, attraverso l'invio di diffide oppure affidandosi ad un avvocato, se l’intenzione, in caso negativo, è quella di agire legalmente oppure rivolgersi alle agenzie di recupero crediti.
Strumenti legali a disposizione per il recupero del credito: procedure di recupero coattive
Quando le vie “amichevoli” e bonarie non sortiscono gli effetti sperati, non resta al professionista che optare tra l’avvio di azioni legali ovvero affidare ad un’agenzia di recupero credito l’arduo compito. Se si sceglie la via legale, il primo passo è quello di affidare la pratica ad un avvocato, salvo che il professionista non pagato sia proprio egli un avvocato, in tal caso potrà valutare di agire direttamente in proprio, quale difensore di sé medesimo.
L’avvocato tenterà in primis un recupero in sede stragiudiziale, ossia con l’inoltro di un sollecito di pagamento ovvero diffida di pagamento, all’uopo avvertendo che in mancanza di riscontri positivi si procederà con l’introduzione della domanda al giudice. Il secondo passo, evidentemente perché la diffida è rimasta inevasa, è quello di optare, ulteriormente, per uno degli strumenti alternativi alla risoluzione della controversia, quali la mediazione ovvero la negoziazione assistita.
A dire il vero, secondo alcuni arresti giurisprudenziali, la negoziazione assistita, essendo prevista come condizione di procedibilità per l’introduzione della domanda giudiziale – allorquando la domanda medesima sia inerenti al pagamento di somme, a qualsiasi titolo, non eccedenti €. 50.000,00 (art. 3 d.l. n.132/2014) – deve obbligatoriamente essere esperita quando il cliente inadempiente non possa essere qualificato come consumatore.
L’ultimo periodo dell’art. 3, comma 1, d.l. 132/2014, difatti, prevede che la negoziazione assistita c.d. obbligatoria non si applichi alle controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori.
Per cui, se il cliente ha affidato l’incarico al professionista in veste di imprenditore, ovvero, e comunque, per scopi attinenti la propria attività imprenditoriale, allora la negoziazione assistita diventa una strada obbligata per il professionista, prima di passare per il giudice (Tribunale di Verona ordinanza del 02/10/2015). In terza battuta, rimasto infruttuoso lo strumento alternativo di risoluzione della controversia, non rimane che procedere con la domanda al giudice.
In tali casi le strade da seguire, in linea generale e salvo alcuni aspetti legati al tipo di professione, sono quelle del ricorso ex art. 633 c.p.c. (decreto ingiuntivo), ovvero l’azione ex art. 702bis c.p.c. (rito sommario di cognizione), quest’ultimo di recente sostituito dalla riforma Cartabia con il rito semplificato di cognizione ex art. 281 decies c.p.c. Una volta ottenuto il titolo (decreto ingiuntivo/sentenza), notificato lo stesso e qualora il cliente-convenuto perseguiti a non pagare, non resterà che portare il titolo stesso in esecuzione.
Quando rivolgersi a un'agenzia di recupero crediti
Proprio in virtù della vastità delle ipotesi in cui si manifesta la necessità di recuperare un credito, già a partire dagli anni ‘80 e soprattutto in seguito, con la crescente crisi economica degli ultimi anni in Italia - che ha determinato gravi disagi alle famiglie ed alle imprese, sempre più in difficoltà nel rispettare i loro impegni economici - si è visto il sorgere di un crescente numero di società o c.d. agenzie che si occupano specificamente di recupero crediti in ambito stragiudiziale.
Queste agenzie hanno assunto forme ed importanza sempre maggiori, e possono operare, sia dietro un mandato del soggetto creditore, sia possono acquistare il credito stesso, nelle forme del pro soluto o pro solvendo Il loro scopo primario è quello di pervenire al soddisfacimento delle pretese creditorie attraverso intese stragiudiziali con i debitori, evitando l’avvio di procedimenti legali In molti casi, come detto, tali imprese arrivano finanche ad acquistare il credito stesso. La società di recupero crediti devono essere in possesso della Licenza di Pubblica Sicurezza ex art 115 TULPS.
Le attività di recupero stragiudiziale dei crediti per conto di terzi, infatti, sono soggette alla licenza del questore Pertanto, anche un professionista ben potrebbe rivolgersi ad una di tali agenzie affidando la propria pratica di recupero compensi professionali.
Come scegliere un'agenzia di recupero crediti affidabile ed efficace. Costi e modalità di pagamento dell'agenzia di recupero crediti
Al giorno d’oggi le agenzie di recupero crediti sono molteplici e vaste, e garantiscono una moltitudine di servizi. Inoltre quasi tutte hanno dei siti internet dove illustrano i servizi offerti e costi relativi. Diciamo che, in linea di massima, è possibile individuare vantaggi e svantaggi dall’affidare il recupero del proprio credito a tali agenzie.
Tra i vantaggi abbiamo sicuramente quelli inerenti i costi e le spese da sostenere. La maggior parte di esse, infatti, o richiedono un minimo esborso iniziale, oppure (o in aggiunta), una piccola percentuale di provvigione sulla somma effettivamente recuperata; Tra l’altro, il loro scopo è proprio quello di evitare le lungaggini e i costi dei procedimenti giudiziari. Inoltre, esse svolgono anche una serie di verifiche preliminare e servizi, quali: la verifica di solvibilità di ciascun cliente/debitore; relazioni periodiche e finali di ogni caso gestito con eventuale descrizione delle cause di inesigibilità in caso di esito negativo; verifiche in Banca dati ai fini antiriciclaggio.
Tra gli svantaggi, non sempre è facile recuperare il credito attraverso le agenzie, meno ancora la possibilità di recuperare l’intero credito, dato che spesso tali agenzie tendono a chiudere con i debitori accordi a saldo e stralcio. Inoltre il cliente-debitore potrebbe essere indotto maggiormente a pagare qualora si veda recapitare atti giudiziali, che non stragiudiziali, Resta l’alternativa, con alcune di esse agenzie, di cedere il credito pro-soluto (cioè senza essere responsabili nei confronti dell’agenzia per inadempimento del debitore), ovviamente ricavando meno del dovuto, ma liberandosi da ogni pensiero in merito. In definitiva, la scelta dell’agenzia di recupero crediti non può essere fatta a priori o quanto meno non è agevole, ma va ponderata attentamente e valutando ognuna di esse i servizi offerti e i costi relativi.
Sotto questo punto di vista internet resto un valido strumento di ricerca, osservando con attenzione i siti delle agenzie in parola.
Conclusioni
Quando il professionista svolge il proprio incarico affidatogli dal cliente, ha diritto a percepire il compenso per l’opera prestata. In mancanza dovrà attivare tutte le procedure tipiche di recupero crediti. Non esiste una soluzione per tutti i casi per prevenire tale inconveniente, non resta che valutare caso per caso il da farsi cercando di utilizzare, nei limiti del possibile, tutti quegli accorgimenti indicati nel presente articolo.
Marco Mosca
Sono l'Avv. Marco Mosca ed opero da 12 anni nel campo giuridico. Ho maturato una significativa esperienza in molti settori del diritto, in particolare nell'ambito della materia societaria e di tutto ciò che ad essa è collegato. Pertan ...