Interpello e consulenza giuridica: quali differenze?
Scopri le distinzioni chiave tra interpello e consulenza giuridica. Approfondisci le caratteristiche, i vantaggi e le applicazioni di ciascun servizio per una comprensione completa delle differenze nel contesto legale.
Può accadere che un soggetto, in particolare un contribuente, possa aver necessità di consultare l’amministrazione finanziaria, al fine di verificare la correttezza e/o l’opportunità di operazioni finanziarie che lo vedono coinvolto e che sono ancora in corso o in fase di perfezionamento e, ancor prima, quando occorra dirimere un contrasto interpretativo concernente l’interpretazione di una disposizione giuridica in materia finanziaria.
All’uopo l’ordinamento giuridico italiano prevede e introduce nel sistema interno istituti specifici. Essi, in particolare, sono identificati nei seguenti: interpello; consulenza giuridica. Il fine ultimo degli istituti appena citati consiste in quello di consentire al cittadino di avere una conoscenza il più ampia possibile del novero di soluzioni interpretative adottate dall’Agenzia delle Entrate. Nel prosieguo della trattazione si cercherà di fornire un quadro il più esaustivo possibile delle peculiarità di ciascuno dei due istituti.
Interpello: definizione e scopo
Cominciamo con il fornire una definizione dell’interpello. Con tale termine si definisce un’istanza che il cittadino contribuente intenda rivolgere agli uffici dell’Agenzia delle Entrate in maniera preventiva rispetto al compimento di un comportamento rilevante dal punto di vista fiscale, che, come si è già anticipato nell’introduzione hanno la finalità precipua di tentare di ottenere delucidazioni in riferimento all’interpretazione di una norma in materia di tributi locali. Condizione necessaria è che la disposizione della quale si chiede il chiarimento sia incerta da un punto di vista oggettivo e non meramente soggettivo.
Esistono, in realtà, diverse forme di interpello, le quali si possono riassumere in quelle di seguito indicate:
- l’interpello ordinario, volto a consentire al contribuente di chiedere ed ottenere un parere sull’applicazione di disposizioni finanziarie che si delineano come di incerta interpretazione con riferimento a un caso concreto e personale oltre che a provvedere alla richiesta di correttamente qualificare la fattispecie concreta;
- l’interpello probatorio, la cui finalità è quella di consentire al contribuente di chiedere e ottenere un parere sulla sussistenza e rilevanza di elementi di prova specificamente indicati allo scopo di accedere a regimi fiscali specifici;
- l’interpello antiabuso, che consente di consultare l’Amministrazione finanziaria al fine di verificare se le operazioni finanziarie che intende porre in essere rischino di concretizzare una forma di abuso del diritto;
- l’interpello disapplicativo, volto a disapplicare alcune disposizioni al fine di contrastare comportamenti di tipo elusivo da parte dell’amministrazione finanziaria, si caratterizza per il suo carattere di obbligatorietà.
Procedura e requisiti dell'interpello
La procedura dell’interpello prende avvio con la presentazione da parte dell’istanza all’Amministrazione finanziaria competente. In essa, in particolare, il contribuente-richiedente deve indicare taluni elementi indispensabili:
- i dati anagrafici identificativi della parte istante e del suo rappresentante legale, ove necessario;
- l’espressa indicazione del tipo di istanza che si intende presentare (alias, la precisa indicazione del tipo di interpello che si vuole proporre);
- l’esplicita puntuale descrizione della fattispecie concreta;
- l’espressa indicazione delle norme circa l’applicazione delle quali si intenda richiedere all’Amministrazione la corretta interpretazione/qualificazione/disapplicazione;
- l’indicazione di quella che secondo il contribuente richiedente potrebbe essere la soluzione interpretativa corretta;
- l’espressa indicazione di un domicilio fisico e dei recapiti anche telematici del contribuente richiedente o di un suo legale o domiciliatario, utile al fine di rendere noto all’Amministrazione come e dove comunicare la risposta all’interpello proposto;
- la sottoscrizione del contribuente-richiedente/rappresentante legale/eventuale procuratore al quale ci si sia rivolti per la redazione e presentazione in nome e per conto del contribuente.
L’istanza può essere redatta su carta libera e presentata alla Direzione regionale delle Entrate territorialmente competente (di norma quella del circondario in cui risiede il contribuente richiedente) secondo una delle seguenti modalità alternative:
- consegna a mani (in questo caso è opportuno farsi rilasciare idonea ricevuta di deposito);
- spedizione a mezzo raccomandata a/r o a mezzo PEC (Posta Elettronica Certificata);
- solo ed esclusivamente per i soggetti che non risiedono nel territorio dello Stato italiano (si pensi agli stranieri che desiderino ottenere delucidazioni sull’applicazione di una disposizione al fine di poter poi correttamente procedere a porre in essere degli adempimenti fiscali) e che non siano ivi nemmeno domiciliati a mezzo posta ordinaria (è, però, doveroso far presente che il rischio in tale caso è quello di non avere a disposizione alcun documento che attesti con certezza l’avvenuto invio).
L’Amministrazione, ricevuta la domanda, deve fornire risposta scritta e opportuna motivata entro i termini previsti dalla legge e che variano a seconda del tipo di interpello che si intende proporre, secondo la stessa modalità utilizzata dal contribuente per la presentazione dell’interpello. In conseguenza della risposta ricevuta al contribuente è concesso presentare impugnazione o, ove lo ritenga opportuno, anche eventualmente rinunciare allo stesso.
Effetti e limiti dell'interpello
Espressamente delineato quanto di cui ai paragrafi precedenti, occorre fare una doverosa precisazione e rammentare che l’istituto dell’interpello, in concreto, è volto ad esplicare gli effetti suoi propri entro limiti ben determinati e, in particolare, solo ed esclusivamente nei riguardi del contribuente (o del legale rappresentante o del procuratore generale/speciale) richiedente. Inoltre, la risposta ottenuta in esito alla procedura di interpello è destinata a sortire effetto solo ed esclusivamente in riferimento alla specifica questione (alias il caso concreto) che sia stata sottoposta all’attenzione dell’Amministrazione finanziaria e, cioè, all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate.
Consulenza giuridica: definizione e obiettivi
L’istituto della consulenza giuridica, pur essendo affine a quello dell’interpello dal punto di vista della finalità di sottoporre all’Amministrazione finanziaria una questione interpretativa controversa, se ne differenzia per altri aspetti. Infatti, contrariamente all’interpello, che è volto a tentare, mediante l’istanza proposta all’Amministrazione finanziaria, di risolvere questioni inerenti a casi concreti e personali, avendo efficacia solo ed esclusivamente in riferimento agli stessi, la consulenza giuridica si pone quale istituto che è volto a individuare la corretta interpretazione e applicazione di norma nonché l’individuazione del corretto trattamento fiscale in riferimento a questioni di carattere generale, in tutte le fasi, ivi compresa quelle di controllo e quelle successive che abbiano ad oggetto il rimborso eventualmente spettante al contribuente o, comunque, in autotutela.
Ciò nonostante, pur essendo potenzialmente applicabile alla generalità delle situazioni concretizzabili, la consulenza giuridica non assume carattere obbligatorio per il contribuente, avendo quale unica conseguenza immediata e diretta quella di evitare l’assoggettamento a sanzioni oppure l’applicazione di interessi per l’eventuale ritardo nei pagamenti (c.d. moratori) nei confronti del contribuente richiedente.
Ruolo del consulente legale
Fondamentale rilievo sul punto è, pertanto, da attribuirsi alla figura del consulente legale, il quale deve rispondere ai quesiti proposti mediante la richiesta di consulenza giuridica, rispondendo agli stessi in maniera obiettiva e senza effettuare favoritismi di sorta né nei confronti del contribuente richiedente né dell’Amministrazione finanziaria. Nell’espletamento dell’incarico, pertanto, il consulente dovrà fare riferimento alla mera applicazione delle disposizioni normative in materia, al fine di individuare il trattamento fiscale concretamente applicabile.
Modalità di erogazione della consulenza
La consulenza giuridica viene disposta ed erogata in seguito alla presentazione di un’apposita istanza in tal senso da parte del soggetto richiedente – i.e. il contribuente – nella quale questi proceda espressamente alla formulazione nella maniera più chiara e dettagliata possibile del quesito da rivolgere all’Amministrazione finanziaria oltre che ad indicare la soluzione che ritiene essere quella corretta. Come si è avuto modo di anticipare nei paragrafi precedenti il consulente incaricato deve provvedere alla redazione di una relazione sotto forma di parere che è volto a fornire una soluzione ad una questione controversa e che ha la finalità ultima di rendere uniforme l’interpretazione da parte dell’Amministrazione finanziaria.
Differenze tra interpello e consulenza giuridica
Come è possibile evincere dai paragrafi precedenti, quindi, le differenze tra interpello e consulenza giuridica concernono la pletora delle situazioni alle quali gli esiti degli stessi sono applicabili, circoscritta e limitata al caso concreto la prima, potenzialmente idonea ad essere applicata alla generalità dei casi prospettabili la seconda.
Ciò ferma restando, per entrambi, la non obbligatorietà dell’applicazione da parte del contribuente. Al contrario, la risposta resa in esito all’interpello vincola la stessa Amministrazione, seppure limitatamente al singolo caso prospettato ed esclusivamente nei riguardi del contribuente istante. Quanto all’esito della consulenza esso vincola l’Amministrazione finanziaria ad adottare un orientamento costante e generalmente applicabile.
Finalità e natura dell'interpello
Sembra, a questo punto, opportuno domandarsi quali siano la natura e la finalità proprie dell’interpello. In proposito, sembra potersi affermare che ad oggi l’opinione nettamente prevalente è volta a considerare l’interpello alla stregua di uno strumento deflattivo preventivo del contenzioso e ciò in quanto, ricevendo in via preventiva rispetto al compimento di un adempimento dal punto fiscale, l’indicazione dell’impostazione dell’Amministrazione finanziaria, egli ha ben presente sin dall’origine quelli che potrebbero essere gli orientamenti tenuti dalla stessa in una successiva fase di controllo.
Così interpretato, quindi, l’istituto dell’interpello ha la finalità, appunto, di consentire al contribuente di conoscere anticipatamente l’orientamento dell’Amministrazione finanziaria circa l’applicazione di una norma di carattere tributario onde dissipare dubbi interpretativi e tentare di evitare eventuali futuri contenziosi.
Ampiezza dell'argomento e dettaglio della consulenza
Orbene, in seguito a quanto sin qui detto è possibile ulteriormente precisare che l’ampiezza del quesito proposto e il grado di dettaglio richiesto al consulente è conseguenza automatica della scelta del richiedente e delle modalità attraverso le quali quest’ultimo formula l’istanza mediante la quale ne fa richiesta. E’ appena il caso di dire che il consulente, nell’espletamento dell’incarico, è tenuto a puntualmente riscontrare ogni richiesta formulata con l’istanza. Tanto più ampi e dettagliati saranno i quesiti tanto più approfondita e puntuale dovrà essere la consulenza giuridica resa.
Vincoli e responsabilità delle parti coinvolte
Dal punto di vista dei vincoli e delle responsabilità delle parti coinvolte nella figura dell’interpello, richiamandosi quanto già precisato nei paragrafi precedenti, in questa sede è opportuno mettere in evidenza che ai sensi e per gli effetti di legge l’Amministrazione finanziaria interpellata è tenuta a rispondere ai quesiti proposti dal contribuente entro i termini tassativi previsti dalla legge. Ove essa non provveda entro le suddette tempistiche si forma il cosiddetto “silenzio- assenso”, ovvero si applica quell’istituto in virtù del quale a fronte del silenzio tenuto dall’Amministrazione finanziaria si ritiene che, non fornendo una risposta, questa abbia ritenuto di aderire all’interpretazione suggerita dal contribuente nel testo della sua istanza.
Come risulta evidente da quanto si è avuto modo di indicare e precisare in precedenza gli istituti dell’interpello e della consulenza giuridica si pongono in linea con la necessità di promuovere il dialogo tra privati e Amministrazione finanziaria nell’ottica dell’uniformità dell’interpretazione normativa e delle potenzialità deflattive di eventuali contenziosi. Comprendere le differenze tra interpello e consulenza giuridica è di notevole rilievo allorché si consideri che ciò consente al contribuente di valutare con la dovuta attenzione e di ben ponderare quale di essi risponda in maniera più opportuna alle proprie esigenze, a maggior ragione allorché si tenga in dovuto conto l’estensione dell’ambito applicativo degli esiti delle stesse e, quindi, rispettivamente del parere dell’Amministrazione finanziaria e del consulente.
Scegliere la soluzione giusta per le proprie esigenze legali
Per concludere, sembra potersi affermare che il contribuente richiedente opterà per la presentazione di un’istanza di interpello allorquando egli sia interessato ad ottenere un parere che verta solo ed esclusivamente sul caso concreto che lo vede coinvolto, mentre sarà propenso a chiedere il rilascio da parte dell’Amministrazione finanziaria di una consulenza giuridica in tutti i casi in cui sia interessato a conoscere l’orientamento generalmente applicabile ai casi assimilabili al suo, anche se all’atto pratico deciderà di non fruirne per la risoluzione del suo caso concreto.
Chiara Biscella
Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi dell'Insubria e il conseguimento del diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ho intrapreso, ment ...