Il tirocinio per un avvocato
Il tirocinio forense, in base al combinato disposto dell’art. 41 della L. n. 247/2012, rubricato “Contenuti e modalità di svolgimento del tirocinio” e dell’art. 3 del D.M. Giustizia n. 70/2016, consiste nell’addestramento teorico e pratico del praticante avvocato, finalizzato al conseguimento delle capacità necessarie per l’esercizio della professione e per la gestione di uno studio legale, nonché all’apprendimento dei principi etici e delle regole deontologiche. Detto tirocinio consiste altresì, nella frequenza obbligatoria e con profitto, sempre per un periodo non inferiore a diciotto mesi, di corsi di formazione di indirizzo professionale tenuti da ordini e associazioni forensi.
- Che tipo di rapporto è il tirocinio?
- Quanto dura il tirocinio presso un avvocato?
- Cosa fa un tirocinante avvocato?
- Quante ore lavora un praticante avvocato?
- Cosa sapere per affrontare al meglio il Tirocinio avvocato?
Che tipo di rapporto è il tirocinio?
Il Tirocinio forense non corrisponde ad un rapporto di lavoro dipendente. Infatti, il tirocinio può essere svolto contestualmente all’attività di lavoro subordinato, sia pubblico che privato. È necessario che non ricorrano ragioni specifiche di conflitto di interesse e che l’attività lavorativa si svolga in modo da poter consentire l’effettivo e puntuale svolgimento del tirocinio inoltre il Consiglio dell’Ordine deve essere tempestivamente informato, indicando le modalità e i tempi del lavoro.
Quanto dura il tirocinio presso un avvocato?
Il tirocinio deve essere svolto in forma continuativa per diciotto mesi. Tale periodo decorre dalla data di delibera con la quale il Consiglio dell’Ordine. La legge prevede, tuttavia, la possibilità che possa essere interrotto.
L’interruzione per un periodo pari o superiore a sei mesi può essere giustificata dai seguenti motivi: problemi di salute; maternità, paternità o adozione; ricorrenze di sanzioni disciplinari interdittive inferte al proprio dominus o al praticante stesso; comprovata necessità di assicurare assistenza continuativa a prossimi congiunti o coniuge affetti da una malattia tale da renderli non autosufficienti. L’interruzione per un periodo inferiore a sei mesi ma superiore a un mese può invece, ricorrere in presenza di altri motivi di carattere personale.
La domanda di interruzione deve essere presentata al consiglio dell’ordine presso il quale il praticante è iscritto allegando documentalmente le ragioni. Sulla richiesta l’ordine decide con provvedimento motivato.
Nel caso di accoglimento, il tirocinio è sospeso dalla data di presentazione dell’istanza. Cessata la causa di interruzione, previa immediata comunicazione al consiglio dell’ordine, il tirocinio riprende, senza soluzione di continuità, con l’anzianità della precedente iscrizione. La sua interruzione per oltre sei mesi, senza alcun giustificato motivo, anche di carattere personale, comporta invece la cancellazione dal registro dei praticanti, salva la facoltà di chiedere nuovamente l’iscrizione nel registro.
Cosa fa un tirocinante avvocato?
Una volta ottenuta l'iscrizione al registro dei praticanti da parte del Consiglio dell'Ordine, il praticante riceverà un tesserino di riconoscimento e libretto della prativa e dovrà:
- assistere alle udienze civili e penali presso la Corte d'Appello o il Tribunale (con un minimo di 20 udienze per ogni semestre);
- compilare il libretto della pratica, descrivendo nel dettaglio le attività svolte, e consegnarlo poi presso l'Ordine per la sua verifica e vidimazione alla fine di ogni semestre;
- sostenere presso l'Ordine alcuni colloqui per la verifica dell'adempimento della pratica professione.
Il praticante ha il diritto, durante le ore del tirocinio, di ricevere, da parte dell'Avvocato, una preparazione effettiva sull'esame di abilitazione: si occuperà quindi di stendere, con la supervisione dell'Avvocato, atti giudiziali e stragiudiziali, pareri e ricerca. Inoltre, il praticante avvocato ha l'obbligo di occuparsi anche delle questioni amministrative, cioè sulla tenuta della contabilità e sulla gestione della fatturazione attiva e passiva.
Quante ore lavora un praticante avvocato?
In realtà non c’è un orario lavorativo fisso per il praticante avvocato. Importante certo è che la pratica sia svolta in maniera prevalente e continuativa, assolvendo inoltre agli obblighi di formazione. Infatti, contestualmente alla pratica legale, il tirocinante, ex art. 3 del DM Giustizia n. 70/2016 e dell’art. 43 della L. n. 247/2012, dovrà seguire obbligatoriamente e con profitto dei corsi di formazione per un periodo non inferiore a diciotto mesi organizzati dai Consigli dell’Ordine di appartenenza nonché da altri soggetti previsti per legge.
A tal proposito in data 16 marzo 2018 è stato pubblicato il Decreto del Ministero della Giustizia n. 17/2018 che disciplina dettagliatamente le modalità di istruzione e frequenza.
Cosa sapere per affrontare al meglio il Tirocinio avvocato?
Non trattandosi di un contratto di lavoro vero e proprio, al praticante non spetta nessuno stipendio, ma piuttosto un "rimborso spese" basato sull'effettivo impegno e sul lavoro svolto. L'entità del rimborso spese viene determinata dal dominus e, generalmente, dipende dalla città in cui si trova lo studio: più è alto il costo della vita, più alto sarà il rimborso. Altro criterio che determina l'entità del rimborso è la fama dello studio legale: più grande è la fama dello studio, maggiore sarà il rimborso spese.
C'è da dire, però, che dopo i primi 6 mesi di tirocinio, come scritto nell'Art. 41 comma 11 della Legge professionale (L. n. 247/2012) il dominus può stipulare con il praticante un apposito contratto nel quale determinare un compenso per l'attività svolta nello studio: questo, ovviamente, sarà commisurato all'effettivo apporto dato allo studio dal praticante avvocato. Inoltre, il Codice deontologico forense, nell'art. 40, stabilisce che "l'avvocato deve fornire al praticante un idoneo ambiente di lavoro e, fermo l'obbligo del rimborso spese, riconoscergli, dopo il primo semestre di pratica, un compenso adeguato, tenuto conto dell'utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio". Questa norma, quindi, impone un vero e proprio dovere al dominus, quello di compensare la collaborazione del praticante avvocato in proporzione all'apporto ricevuto.