Flat Tax: cos'è e come funziona
Pagare tutti per pagare meno, ecco qual è il mantra della nuova flat tax proposta dall'attuale Governo Lega - M5S, che si propone di superare l'IRPEF con le sue aliquote progressive introducendo un'aliquota unica più bassa per tutti i contribuenti a prescindere dall'ammontare dei loro redditi. Vediamo di seguito cosa comporta questo nuovo principio di tassazione...
Flat tax è un termine, ormai, diventato di uso comune, non soltanto per gli addetti ai lavori (fiscalisti, commercialisti, imprenditori, ecc.), quanto anche per la maggior parte dei contribuenti che seguono con attenzione le evoluzioni delle leggi fiscali nella speranza che si possa invertire la tendenza che ha portato, in questi ultimi anni, la tassazione ad un livello a dir poco assurdo.
L'ipotesi, o forse il sogno, di un'imposizione fiscale sul modello della flat tax farebbe gola a molti contribuenti italiani (imprenditori e non) e, per alcuni, sarebbe la panacea di tutti i mali, rappresentando l'unica ipotesi in cui si potrebbe davvero dare un taglio netto alla pressione fiscale e, con una tassazione più lieve, anche disincentivare l'evasione. Pagare meno per pagare tutti, questo sembra essere il mantra del tentativo di introduzione di tale provvedimento.
Sono molti anni che si parla di questa ipotesi, il primo a proporla fu, addirittura, il Governo Berlusconi del '94 che vide svanire miseramente il suo tentativo anche perchè, l'idea di una sola aliquota al 33% + una no tax area per i redditi più bassi, è parsa essere più una promessa elettorale che un tentativo concreto di riformare l'IRPEF ad aliquote progressive.
L'attuale Governo M5S + Lega, invece, sempre nell'ottica di una riforma del sistema fiscale italiano ha introdotto, già dal 2019, questo concetto associandolo, per le partite IVA, al nuovo regime forfettario per i redditi inferiori a 65.000 €. Addirittura, per il 2020, è prevista una ulteriore estensione del suddetto principio, che ha stabilito l'introduzione di una sorta di dual tax ovvero una tassazione a due aliquote flat tax (al 15% e al 20%), in base allo scaglione di reddito, per rispettare, in qualche modo, il principio di progressività dell'imposta garantito dalla Costituzione Italiana.
La nuova flat tax inizierà, quindi, dalle partite IVA, anzi a dire il vero è già iniziata con particolare riferimento al nuovo regime forfettario per i redditi inferiori a 65.000 euro, e verrà man mano estesa a tutte le imprese e, successivamente, alle famiglie dal 2021.
1. Come funziona la flat tax
Cerco di spiegare, in parole molto semplici, il significato di questo termine che va, in qualche modo, in contrasto con un principio fondamentale della Costituzione ovvero, quello della progressività dell'imposta (chi guadagna di più, deve pagare più tasse non solo proporzionalmente al proprio reddito).
Infatti, con il meccanismo della flat tax, tutti i contribuenti pagherebbero le imposte alla medesima aliquota, al netto di eventuali deduzioni e detrazioni. Con questo sistema, pertanto, chi guadagnerà di più, pagherà ovviamente un'imposta più elevata ma alla stessa aliquota di chi guadagna il minimo.
Parlando nello specifico di aliquote possiamo affermare, in quanto già deliberato nella Legge di Stabilità per il 2019, che:
- le partite IVA con redditi inferiori a 65.000 pagheranno un imposta del 15% sul totale dei loro ricavi dedotta la somma forfettaria corrispondente al loro codice attività;
- dal 2020 entrerà in vigore una flat tax al 20% per le partite IVA con ricavi da 65.001 a 100.000 euro calcolata sul reddito dichiarato al netto di eventuali deduzioni e detrazioni.
Per quanto riguarda il futuro prossimo, è prevista l'introduzione, dal 2021, della flat tax famiglie che avrà 2 aliquote, una pari al 15% per i redditi fino a 50.000 € e l'altra del 20% per i redditi superiori a tale soglia. L'obiettivo fondamentale dell'introduzione della flat tax è quello di superare, in qualche modo, l'IRPEF, un’imposta piuttosto complessa anche per quanto riguarda il calcolo, che tiene conto di scaglioni di reddito, aliquote differenti e situazioni che colpiscono in maniera, forse, esagerata coloro i quali hanno redditi alti.
Molti potranno contestare questa affermazione sostenendo, invece, che sia giusto che chi guadagna di più debba pagare le tasse ad aliquote più elevate, e questo ragionamento non fa una grinza; è altresì vero, però, che molti, pur di non pagare l'Irpef al 43% si inventano ogni sorta di stratagemma (lecito o illecito) per abbattere il proprio reddito imponibile e sottrarre al Fisco buona parte dei loro guadagni.
La convinzione che porta alla realizzazione di questi provvedimenti è quella che, attraverso un Fisco meno opprimente verrà, in qualche modo, disincentivata l'evasione fiscale e che, alla fine, tutti potrebbero trarre beneficio da questo nuovo modus operandi.
Lo spostamento verso un nuovo modello di tassazione, quello ad una o, al massimo, a 2 aliquote comporterà anche una sorta di forfettizzazione delle deduzioni secondo questo principio:
- per le famiglie con redditi fino a 35.000 euro: sarà prevista una deduzione forfettaria di 3.000 euro per ogni componente il nucleo familiare. Per famiglie di 3 membri, ad esempio, la deduzione forfettaria prevista sarà pari a 9.000 euro. Questo significa che l'aliquota del 15% scatterà sugli importi che supereranno i 9.000 € qualora il totale del reddito familiare sia inferiore a 35.000 €.
- per famiglie con redditi da 35.000 € a 50.000 €: sarà prevista soltanto la detrazione per i carichi di famiglia. Tale detrazione rappresenterà quindi la no tax area della famiglia, mentre sul resto dei redditi verrà calcolata una tassa al 15%.
- per famiglie con redditi superiori a 50.000 € non è prevista alcuna deduzione.
Questo sistema di tassazione ad aliquota unica (o doppia), e la forfettizzazione di deduzioni e detrazioni che oggi sono riconosciute dalla legge, porterà all'azzeramento del valore degli attuali oneri deducibili e/o detraibili oggi in vigore. Questo significa che spese mediche, spese scolastiche, spese per assicurazioni sulla vita, e mi fermo qui perchè l'elenco è lunghissimo, verranno sostituite dal pacchetto delle deduzioni flat tax forfettario.
Tuttavia, si sta cercando una soluzione per consentire a chi negli anni precedenti l'introduzione di questo nuovo regime ha ottenuto detrazioni per mutui prima casa, ristrutturazioni e risparmio energetico, di mantenerle fino alla loro naturale scadenza.
2. In quali Paesi viene già applicata la flat tax?
Sono circa 40 gli Stati nel mondo in cui viene applicata l'aliquota unica di tassazione molto sfruttata nei Paesi dell'Est Europa, 4 dei quali appartenenti alla zona Euro: Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania. Altri Paesi dell'Unione Europea che applicano la flat tax sono: Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania e Ucraina. Ma, a far da padrona a questo gruppo di Paesi dell'Est che applicano la tassazione ad aliquota unica vi è la Russia, il Paese più grande, in cui la tassazione dei redditi personali subisce un'aliquota del 13%.
Il Paese che applica l'aliquota più bassa è, invece, la Bulgaria in cui i redditi sono tassati soltanto al 10%. Sembra un paradosso, specie perchè in Italia sono molti ad essere contrari a questo principio, ma questi Paesi sembrano aver dimostrato al mondo che tali misure funzionino davvero, infatti, gli Stati che hanno adottato la flat tax, hanno patito inizialmente una diminuzione delle entrate fiscali con conseguente taglio di alcuni importanti punti della spesa pubblica come i costi superflui o inutili, registrando però, col passare del tempo, un'inversione di rotta che ha portato gettiti fiscali maggiori con conseguenti vantaggi per famiglie e imprese.
L'Italia sembra aver deciso di "testare sulla propria pelle" l'applicazione di un principio di tassazione che va in totale controtendenza a quanto fatto fin'ora nella speranza che i detrattori, che ritengono che i Paesi in cui la flat tax ha ottenuto ottimi risultati abbiano storie economiche troppo diverse dalla nostra per poter essere presi in considerazione, possano ricredersi sulla base dei risultati che ci si propone di ottenere...
Omar Cecchelani, Pagaremenotasse
Fonti normative
Legge 30 dicembre 2018, n. 145. Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019
Articolo 53 della Costituzione Italiana: progressività del sistema tributario italiano e capacità contributiva