TFR non Pagato: Come Agire per Ottenere i Tuoi Diritti

**TFR non Pagato: Cosa Fare e Come Difendere i Tuoi Diritti** Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta un diritto fondamentale per ogni lavoratore. Tuttavia, può accadere che il datore di lavoro non adempia al pagamento, lasciandoti in una situazione di incertezza economica e giuridica. In questo articolo ti guideremo passo dopo passo su cosa fare se il tuo TFR non è stato pagato, spiegandoti le procedure da seguire, i tuoi diritti e le opzioni disponibili per recuperare quanto ti spetta. Dalla denuncia alle tempistiche previste, scopri tutto ciò che devi sapere per risolvere la situazione e ottenere giustizia.

Il Trattamento di Fine rapporto costituisce una voce, calcolata in maniera proporzionale, della retribuzione spettante al lavoratore, la cui corresponsione avviene in maniera differita al momento della cessazione, quale che ne sia la causa e salva l’ipotesi in cui sia destinato in maniera integrale alla previdenza complementare, del rapporto di lavoro e, quindi, a prescindere dalla circostanza che si tratti di cessazione del rapporto di lavoro sia volontaria (licenziamento dimissioni) oppure dovuta alla circostanza che il lavoratore abbia raggiunto l’età pensionabile e, quindi, decida di ritirarsi dall’attività lavorativa.

Per ogni anno di attività lavorativa prestata il datore di lavoro trattiene una quota della retribuzione spettante al lavoratore e la accantona, per poi corrispondergliela al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Il problema del mancato pagamento del TFR si concretizza, in sostanza, nell’ipotesi in cui, giunto il momento di chiudere il rapporto di lavoro, il datore di lavoro non corrisponda il TFR spettante al lavoratore, quale che ne sia la motivazione, ossia sia che ciò dipenda dalla circostanza che non ha provveduto (fraudolentemente) agli accantonamenti richiesti, sia che consegua a una situazione contingente di difficoltà economica dell’azienda, dal momento che tale omissione priva il lavoratore di un suo diritto.

Quando e come dovrebbe essere pagato

In concreto, il Trattamento di Fine Rapporto dovrebbe essere pagato al lavoratore al momento della conclusione del rapporto di lavoro.

Secondo un criterio intuitivo la corresponsione del TFR dovrebbe avvenire al momento della cessazione del rapporto di lavoro vera e propria e senza indugi, presumibilmente in uno con la corresponsione dell’ultimo stipendio ovvero in un momento pressoché coevo.

Il pagamento dovrebbe, inoltre, essere effettuato in una soluzione unica, dal momento che, trattandosi di somme accantonate nel tempo, dovrebbe corrispondere a una somma già prontamente disponibile e, quindi, agevolmente reperibile e liquidabile.

Nella prassi, tuttavia, è più comune la casistica in cui la corresponsione del Trattamento di Fine Rapporto avvenga in un momento leggermente successivo, di norma entro un paio di mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Le tempistiche del Trattamento di Fine Rapporto assumono particolare rilievo, in particolare ove solo si consideri che il diritto ad ottenerlo si prescrive in cinque anni.

Nella denegata non creduta ipotesi in cui il datore di lavoro ne abbia necessità o si trovi in situazione di difficoltà potrà sempre concordare, comunque, che il pagamento del TFR possa avvenire in più ratei consecutivi del quale si convenga tra le parti anche il relativo importo.

Perché il TFR non viene pagato

Ritardi amministrativi

Una prima causa dalla quale deriva il mancato o ritardato pagamento del Trattamento di Fine Rapporto al lavoratore deve essere individuata nei ritardi amministrativi, ossia ritardi in cui l’azienda è incorsa nella registrazione della cessazione del rapporto di lavoro ovvero ritardi causati dalle difficoltà nel calcolo, che conseguono all’indicizzato dell’importo totale da corrispondere al lavoratore.

Ancora, i ritardi amministrativi possono derivare dalla circostanza che per la corresponsione del TFR enti tra cui l’INPS necessiti di documentazione, quale il CUD e il certificato di lavoro, che potrebbe non essere nella loro disponibilità materiale al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Insolvenza o fallimento dell’azienda

Altra fondamentale causa di mancato pagamento del TFR è da individuare nello stato di insolvenza della società al momento della cessazione del rapporto di lavoro ovvero nella circostanza che della società sia stata dichiarata l’apertura del fallimento o di altra procedura concorsuale, in costanza della quale il pagamento di qualsivoglia somma in favore di un soggetto potrebbe violare i diritti della massa dei creditori.

Lo stato di insolvenza, in particolare, è qualificato come la condizione nella quale viene a trovarsi l’impresa nel momento in cui non riesca più a fare fronte regolarmente alle obbligazioni assunte nel corso della vita societaria.

Cosa fare in caso di TFR non pagato

Contattare il datore di lavoro (con modello di lettera)

Il lavoratore che non si veda corrispondere il Trattamento di Fine Rapporto potrà attivarsi al fine di ottenere quanto gli spetti.

Il primo passaggio consiste indiscutibilmente nel tentativo di prendere contatti direttamente con il datore di lavoro, sollecitandolo affinché provveda al pagamento.

A ciò il lavoratore può procedere mediante invio di formale diffida o messa in mora a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno o, nell’eventualità il datore di lavoro sia una società, anche a mezzo PEC (si ricorda in proposito che tutti gli enti societari ne sono provvisti e che ai sensi di legge è assolutamente equiparata a tutti gli effetti alla raccomandata con ricevuta di ritorno).

Il perfezionamento della notifica dell’atto di diffida può, a questo punto, sortire l’effetto sperato e spronare il datore di lavoro al pagamento dell’importo dovuto a titolo di TFR. In tal caso nulla quaestio. Il lavoratore riceve piena soddisfazione del proprio diritto.

Ove la notifica non sortisca gli effetti sperati, il lavoratore potrà tentare delle strade alternative, quali l’avvio di una vertenza sindacale o, ancora, l’instaurazione di un giudizio volto all’ottenimento del pagamento delle somme spettantigli.

Di seguito si riporta un fac-simile di lettera di diffida che può essere utile al lavoratore.


Luogo e data

Egr. Sig./ Gent.le Sig.ra/Spett.le Società 
Indirizzo

A mezzo raccomandata a/r (o a mezzo pec)

Oggetto: diffida/sollecito di pagamento del Trattamento di Fine Rapporto 
          spettante al Sig./alla Sig.ra

Egregio Sig./Gent.le Sig.ra/Spett.le Società, 
in persona del legale rappresentante pro tempore.

Io sottoscritto/a Sig./Sig.ra, nato/a a .….., residente in ……, 
in qualità di ex lavoratore della ….. (indicare il nominativo 
della persona o ente presso il quale è stata prestata 
l’attività lavorativo/professionale),

a seguito dell’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro in data…. 
con la presente eccepisco il mancato pagamento delle somme dovute 
a titolo di Trattamento di Fine Rapporto, in contravvenzione 
alle norme di legge.

Ciò premesso, chiedo che vogliate provvedere al pagamento 
delle predette somme entro e non oltre 10 giorni dall’avvenuto 
ricevimento della presente.

In caso di riscontro negativo ovvero di mancato pagamento 
valuterò se adire le vie legali.

Distinti saluti.

Firma del lavoratore
  

Presentare una vertenza sindacale

Una via percorribile ove l’invio della diffida al datore di lavoro non sortisca l’effetto sperato è quella di presentare una vertenza sindacale, cioè una particolare forma di denuncia che il lavoratore presenta nei confronti del datore di lavoro nell’eventualità questi non riconosca al lavoratore i diritti suoi propri, come individuati nella normativa di settore, tra i quali indiscutibilmente deve farsi rientrare anche il ritardato pagamento del Trattamento di Fine Rapporto.

La finalità ultima di tale opzione è quella di far sì che le parti raggiungano un accordo al fine di evitare di intraprendere un giudizio.

Le vertenze prendono avvio dalla segnalazione effettuata dal lavoratore al sindacato con la quale questi richieda che il sindacato proceda alla valutazione delle irregolarità o anomalie nello svolgimento del rapporto lavorativo segnalate, fornendo adeguata documentazione probatoria. Provvede, quindi, a convocare le parti, riepilogando la situazione e vagliando la disponibilità di addivenire ad un accordo.

Avviare un ricorso legale

Quando nemmeno la vertenza sindacale sortisca l’effetto auspicato di consentire il recupero del Trattamento di Fine Rapporto o anche in alternativa ad essa il lavoratore potrà ipotizzare di agire per le vie legali, concretamente optando alternativamente per uno di quelli di seguito indicati:

  • Avvio di un procedimento monitorio, volto a chiedere al Giudice competente l’emissione di un’ingiunzione di pagamento contenente l’ordine al datore di lavoro di pagare entro il termine in esso indicato gli importi dovuti a titolo di TFR al lavoratore: tale opzione è percorribile qualora il credito vantato dal lavoratore risulti caratterizzato da certezza, liquidità ed esigibilità;
  • Avvio di un giudizio di cognizione, volto a consentire al giudice di valutare se e in che misura sussista effettivamente il diritto del lavoratore ad ottenere il pagamento da parte del datore di lavoro del Trattamento di Fine Rapporto, nel caso residui dubbio nell’an o nel quantum dello stesso.

Recuperare il TFR tramite l’INPS

Come funziona il Fondo di Garanzia INPS

Il Fondo di garanzia INPS per il Trattamento di Fine Rapporto è uno strumento istituito legislativamente al fine di garantire ai lavoratori dipendenti il pagamento del TFR stesso in sostituzione del datore di lavoro dipendente qualora quest’ultimo si renda insolvente. Il funzionamento varia a seconda che il datore di lavoro si trovi o meno in uno stato di procedura concorsuale.

Nel primo caso, i requisiti per essere ammessi al fondo consistono nei seguenti:

  • l’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro;
  • l’accertamento dello stato di insolvenza del datore di lavoro ovvero l’avvio nei confronti di questi di una procedura concorsuale (per verificarlo è sufficiente procedere ad estrazione di una visura camerale);
  • l’accertamento di un diritto di credito in capo al lavoratore in considerazione della mancata corresponsione del trattamento di fine rapporto.

Il fondo in questione si costituisce in ragione dei contributi posti a carico dei datori di lavoro nella misura dello 0,20% della retribuzione imponibile, aumentata allo 0,40% nel caso dei dirigenti.

Nell’ipotesi di datore di lavoro non soggetto alle procedure concorsuali requisito fondamentale è quello dell’insufficienza delle garanzie patrimoniali prestate dal datore di lavoro a seguito dell’assoggettamento dello stesso ad una procedura di esecuzione forzata che ne ha “minato” la solvibilità.

Documenti necessari per la domanda

La domanda per l’accesso al fondo dovrà essere presentata in modalità telematica, attraverso uno dei seguenti canali: servizio on-line; enti di patronato; assistenza di un avvocato. Alla domanda opportunamente compilata dovranno essere allegati i documenti necessari al fine di dimostrare la sussistenza del credito o in caso di datore di lavoro assoggettato a procedura concorsuale di essere stati ammessi al passivo fallimentare o della procedura concorsuale a seguito di presentazione di domanda di ammissione e, quindi, fondamentalmente, domanda di ammissione, progetto di stato passivo, stato passivo esecutivo, decreto di chiusura della procedura concorsuale e copia autentica del piano di riparto.

Tempi e costi per il recupero del TFR

Quanto tempo serve per ottenere il TFR

Le tempistiche necessarie per il recupero del TFR non pagato dipendono dal tipo di attività che si rende necessaria, dal momento che se a seguito di diffida il datore di lavoro provvede al pagamento la questione si risolve in tempi brevi. Se, al contrario, occorre procedere con le ulteriori vie già descritte nei paragrafi precedenti le tempistiche si allungano indiscutibilmente e possono variare da poche settimane/mesi fino ad un paio d’anni.

Con certezza si può dire che sicuramente il ricorso al procedimento monitorio, trattandosi di procedimento a cognizione sommaria, è più veloce rispetto a un giudizio di cognizione ordinaria. Ciò, ovviamente, nel caso in cui in esito ad esso il datore di lavoro provveda al pagamento e non sia necessario poi procedere anche con l’avvio dell’azione esecutiva, caso in cui i tempi si dilatano ancora notevolmente.

Si vuole specificare che, purtroppo, anche l’opzione più rapida potrebbe avere esito negativo.

Spese legali e supporto sindacale

Le spese legali da sopportare variano in considerazione dell’iter prescelto, dal momento che in caso di avvio di procedura legale stragiudiziale saranno sicuramente ridotte rispetto all’ipotesi in cui sia necessario instaurare un giudizio di cognizione, che oltre al pagamento delle spese per l’iscrizione a ruolo implicherebbero anche il pagamento degli onorari dell’avvocato difensore che presti l’attività nel giudizio.

Più rapida e meno costosa, invece, è indiscutibilmente, come premesso, la via stragiudiziale, posto che in tal caso si limiterebbero alle spese di avvio della procedura.

L’opzione economicamente più conveniente per il lavoratore è, comunque, in ogni caso quella di richiedere l’intervento del sindacato di riferimento, dal momento che in tal caso i costi si riducono a quelli dell’iscrizione annuale prevista e alla corresponsione delle spese vive nell’ipotesi in cui debbano essere sopportati costi aggiuntivi.

In definitiva, l’intervento del sindacato è l’opzione più favorevole dal punto di vista economico per il lavoratore.

Prevenire problemi con il TFR

Controllare il contratto collettivo

Prevenire l’insorgenza dei problemi con il TFR è possibile, innanzitutto, effettuando una debita verifica del contratto collettivo di lavoro, dal momento che in esso possono essere inserite disposizioni ad hoc sulla tematica. In particolare, sono riprodotte tutte le regole che disciplinano la misura e le modalità di calcolo da seguire per giungere ad avere piena contezza del diritto spettante al lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro (si veda a titolo di esempio l’art. 41 del Contratto Collettivo di Lavoro per Colf e Badanti). Conoscere la normativa, infatti, consente di muoversi con maggiore consapevolezza di fronte a diatribe.

Consigli per evitare ritardi futuri

Il consiglio che è possibile fornire a chiunque desideri evitare di incorrere in eventuali rischi di ritardi futuri nel pagamento del TFR è quello di monitorare costantemente la propria posizione accedendo alla pagina riservata del sito INPS (“myINPS”) e verificare che il datore di lavoro abbia provveduto al regolare accantonamento delle somme destinate. Ciò consente al lavoratore di accorgersi tempestivamente di eventuali anomalie e di rivolgersi immediatamente al datore di lavoro per chiedere chiarimenti e sollecitarlo a regolarizzare in tempi brevi l’accantonamento delle somme ed evitare di andare incontro all’indisponibilità delle somme al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

FAQ sul TFR non pagato

  1. Come recuperare il TFR non pagato?
    Per recuperare il TFR il lavoratore può procedere, innanzitutto, a sollecitare il pagamento direttamente al datore di lavoro mediante invio di una diffida di pagamento, per poi eventualmente, in caso di ulteriore necessità, tentare la strada della presentazione di una vertenza sindacale e/o l’avvio di un procedimento di cognizione ordinaria o ancora la presentazione di un ricorso in procedimento monitorio.
  2. Quali documenti servono per il Fondo di Garanzia INPS?
    Tutti i documenti volti a dimostrare la sussistenza del credito e nel caso di datore di lavoro fallito o assoggettato a procedura concorsuale domanda di ammissione al passivo, progetto di stato passivo, stato passivo esecutivo, decreto di chiusura della procedura concorsuale e copia autentica del piano di riparto.
  3. Quanto tempo ci vuole per ricevere il TFR?
    La corresponsione del TFR dovrebbe avvenire in un momento immediatamente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, tendenzialmente contestualmente al pagamento dell’ultimo stipendio. Nella prassi, tuttavia, è comune che il pagamento richieda tempistiche leggermente più lunghe (dai 15 giorni ad un paio di mesi).
  4. Chi può aiutarmi con il TFR non pagato?
    Può in proposito essere utile il ricorso al sindacato di categoria, affinché tenti la via di una vertenza sindacale volta al raggiungimento di un accordo. In caso di esito negativo, il lavoratore potrà, invece, rivolgersi ad un avvocato che valuti le opportunità percorribili in via giudiziale o stragiudiziale per tentare di recuperare il TFR non pagato.
  5. Posso perdere il diritto al TFR?
    Sì, bisogna, infatti, rammentare che il diritto all’ottenimento del TFR si prescrive nel termine di 5 anni dal momento dell’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro decorso il quale il lavoratore perde il diritto ad ottenerlo.
Avvocato Chiara Biscella

Chiara Biscella

Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi dell'Insubria e il conseguimento del diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ho intrapreso, ment ...