Quando è possibile emettere una fattura senza la Partita Iva?
Per le attività svolte occasionalmente non è necessaria l’apertura della partita Iva ed è possibile stipulare un contratto di lavoro autonomo occasionale. In questo caso si può quindi emettere una fattura senza partita Iva? Vediamolo nel dettaglio andando ad analizzare questa tipologia contrattuale.
Le attività di lavoro autonomo si caratterizzano per il fatto che le prestazioni svolte nell’esercizio della professione/attività richiedano l’emissione della fattura ai fini iva. Tuttavia non sempre è necessario applicare l’iva.
Tra i casi in questione segnaliamo le ipotesi di prestazioni occasionali e di emissione fatture a privati senza p. iva. Vediamo di saperne di più nel dettaglio.
Come si registra una prestazione occasionale
L’art. 2222 c.c. individua ed in qualche modo definisce la prestazione occasionale, che coincide con quella persona che si obbliga a compiere verso un corrispettivo un'opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Si tratta di una prestazione lavorativa con carattere limitato, in quanto il limite è dato proprio dalla misura del compenso che, in generale, non deve superare i 5.000,00 euro (cinquemila).
L’articolo 54 bis, decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, ha introdotto la disciplina delle prestazioni di lavoro occasionale. Questo decreto prevede che i datori di lavoro possono acquisire prestazioni di lavoro occasionale avvalendosi di due distinte modalità:
1) con il libretto di famiglia, inerente alle persone fisiche che intendono svolgere piccoli lavori domestici, giardinaggio. assistenza domiciliare a bimbi, anziani, disabili ovvero per l’insegnamento privato;
2) con il contratto di prestazione occasionale rivolto a professionisti, lavoratori autonomi, imprenditori, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata, ed anche la PA. Disciplina, quest’ultima, che in seguito è stata oggetto di ulteriori interventi legislativi rivolti ad integrare e modificare le disposizioni stesse, nonché il suo ambito di applicazione.
Tra questi interventi update si inserisce il c.d. “Decreto dignità” (art. 2-bis, d.l. n. 87/2018), che ha apportato significative modifiche alla disciplina delle prestazioni di lavoro occasionale nell’ambito delle attività agricole, del turismo e degli enti locali. Infine, l’articolo 1, commi 342 e 343, legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha riformulato l’articolo 54 bis, decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50.
Le novità legislative riguardano l’ampliamento della possibilità di accesso alle prestazioni occasionali e il divieto di utilizzo nel settore agricoltura. In ultimo, la Legge di bilancio 2023 (l. 29 dicembre 2022 numero 197), ha introdotto ulteriori novità che vedremo più avanti Per accedere alle prestazioni occasionali subordinate (vedi, ad esempio, i servizi della colf o di una baby sitter), coloro che le utilizzano devono effettuare la registrazione nella apposita sezione “prestazioni occasionali” presente sul sito dell’INPS.
Come fare fattura elettronica a privati senza partita Iva?
L'obbligo di emissione della fattura in formato elettronico vige anche nei confronti dei consumatori finali; quindi, un titolare di Partita Iva deve emettere la fattura elettronica nei confronti di un privato cittadino.
Questo obbligo non sussiste solo nel caso in cui il titolare di partita iva sia escluso dall'obbligo di emissione in modalità elettronica, ad esempio se appartenente al regime dei forfettari.
Sul regime forfettario, è bene precisare, le recenti modifiche legislative apportate con l’articolo 18 del DL 36/2022, il quale ha introdotto l’obbligo di emissione della fattura elettronica per i contribuenti titolari di partita IVA nel regime forfettario, con una distinzione quanto alla decorrenza dell’obbligo in parola: a far data dal 1° luglio 2022 per i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000 (venticinquemila), con facoltà, per chi non raggiunge detto limite, di aderirvi; dal 1° gennaio 2024 per tutti gli altri. In caso di un consumatore finale, il soggetto che emette la fattura deve indicare il nome e cognome del privato nell’apposito campo, omettendo il campo “denominazione” riservato ai clienti ditte o società; quanto al “Codice destinatario”, non avendo il privato un tale codice, basterà inserire una sorta di para-codice composto da 7 zeri, ossia occorrerà digitare 7 volte zero “0000000”..
Il campo contenente il “Codice Fiscale” del consumatore, non essendo quest’ultimo titolare di una partita iva da inserire nell’apposito riquadro, deve, pertanto, essere lasciato in bianco. Allo stesso modo non occorrerà inserire un indirizzo pec (alternativo al codice destinatario) Se tali dati non vengono inseriti o non sono compilati in maniera corretta, la fattura viene automaticamente scartata dal sistema SDI, poiché risulta essere incompleta.
Lo SDI recapita al cliente privato la fattura, mettendola a disposizione nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate, più nello specifico nella sezione “fatture e corrispettivi”. Importante sottolineare che la fattura originale, in formato XML, deve essere consegnata al cliente come sopraesposto, mentre una copia analogica della fattura, leggibile (es. in formato PDF), deve essere consegnata al cliente in modalità cartacea o informatica (es. per email), a meno che lo stesso non rifiuti di riceverla.
L’unico modo per inquadrare legalmente chi esegue attività professionali saltuarie e sporadiche, di ridotta entità, è quello della prestazione di lavoro autonomo occasionale.
Il lavoratore autonomo occasionale può emettere una fattura senza partita Iva?
L’attività del lavoratore autonomo è forse quella che più si presta, per definizione, ad essere interessata dal fenomeno della prestazione occasionale. Il lavoro autonomo rientra nell’alveo dell’art. 2222 c.c., quanto all’esercizio in forma individuale di un’attività lavorativa senza vincolo di subordinazione e coordinamento, dove ciò che viene in rilievo è il carattere personale della prestazione).
Ad essa si associa l’apertura della partita iva, indispensabile per svolgere questo tipo di lavoro. È proprio quest’ultimo elemento che viene meno nel lavoro autonomo occasionale, che dunque non richiede la partita iva, essendo una prestazione in modo saltuario e senza il requisito dell’organizzazione e della professionalità.
L’occasionalità è la caratteristica principale, e dunque incompatibile con il carattere continuativo ed abituale de un rapporto di lavoro ordinario In linea generale, le prestazioni occasionali presentano le caratteristiche qui elencate:
- Il prestatore rilascia una ricevuta (al posto di emettere fattura);
- superati i 5.000 euro annui (da intendersi come la somma di tutti i compensi, e non per singolo committente) vi è l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS e di versare i contributi sulla parte eccedente, ripartendo l’importo tra lavoratore (1 terzo) e committente (2 terzi);
- se i compensi sono corrisposti da un’azienda con sede in Italia, occorre applicare la ritenuta d’acconto (pari al 20%), per cui il limite di 5.000 euro per l’iscrizione alla Gestione Separata INPS è da considerarsi come 4.000 euro di incasso e 1.000 euro di ritenute;
- non è possibile effettuare prestazioni occasionali della durata maggiore di 30 giorni l’anno (per ciascun committente).
Ad ogni modo, nel momento in cui il prestatore è chiamato ad iscriversi alla GS INPS non ha più vantaggio ad utilizzare ie prestazioni occasionali.
Piuttosto, aprire la Partita IVA è la soluzione migliore, in quanto permette di lavorare senza limiti temporali o economici, scegliere un regime fiscale agevolato per pagare meno tasse e pubblicizzare prodotti e servizi nella maniera che si preferisce.
I limiti delle prestazioni occasionali
Le attività di lavoro autonomo occasionale consentono al contribuente di eseguire, oltre alla propria attività lavorativa abituale (lavoro dipendente, autonomo o d’impresa), un’attività professionale saltuaria, nel rispetto di alcuni limiti.
In sostanza, quel che rimane adesso, è quanto stabilito all’art. 2222 del Codice Civile, riguardante il contratto d’opera. Affinché si possa parlare di lavoro autonomo occasionale, occorre quindi che vengano rispettati dei limiti qualitativi: assenza di abitualità.
L’attività non deve essere prolungata nel tempo, bensì sporadica. La durata massima consentita è di 30 giorni per anno solare per ciascun committente. mancanza di organizzazione e coordinamento.
Fattura senza Partita IVA? Chiamatela ricevuta per prestazione occasionale
Chi compie la prestazione occasionale deve rilasciare al committente, all’atto dell’incasso del compenso, una ricevuta, detta ricevuta per prestazione occasionale. Non può essere emessa la fattura in quanto il lavoratore occasionale non è soggetto IVA, altrimenti verrebbe a vanificarsi la funziona sua propria Nella ricevuta per prestazione occasionale non è previsto quindi l’addebito dell’Iva ma soltanto quello della ritenuta d’acconto del 20% quando la prestazione è svolta a favore di imprese/società.
Se il committente è un privato, oppure ha una partita Iva a regime agevolato (regime forfettario), la ritenuta non è effettuata.
La ricevuta deve contenere:
- i dati anagrafici del lavoratore occasionale (nome, cognome, data di nascita, codice fiscale);
- le generalità del committente;
- il numero progressivo d’ordine della ricevuta;
- l’importo lordo del compenso concordato;
- la ritenuta d’acconto del 20% (del compenso lordo);
- l’importo netto percepito, dato dal compenso lordo meno ritenuta;
- la data, il luogo e la firma del lavoratore e del ricevente.
Quando l’importo del compenso per prestazione occasionale supera i 77,47 euro, sulla ricevuta originale dovrà essere apposta una marca da bollo da 2 euro. La ricevuta ha una duplice funzione: certifica al committente l’avvenuto pagamento della prestazione richiesta; permette di rendicontare i compensi percepiti per la predisposizione della propria dichiarazione dei redditi.
Legge di Bilancio 2023
La Legge n.197/2022 (legge di bilancio 2023) ha introdotto alcuni cambiamenti in relazione alle prestazioni occasionali. Novità principale è data dal fatto che i datori di lavoro possono avvalersi della prestazione occasionale per importi fino a 10.000 euro complessivi, all’anno, mentre per il prestatore rimane attivo il limite di 5.000 euro. Se il singolo lavoratore occasionale svolge una mansione per lo stesso datore tuttavia, il limite si abbassa a 2.500 euro.
Sale a 10 lavoratori il limite oltre il quale non è consentito l’accesso al contratto di prestazione occasionale per i datori di lavoro con alle proprie dipendenze, quindi, fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato.
Tali limiti sono estesi e si applicano, per il 2023, anche alle attività come discoteche e per le società sportive che rientrano nel decreto del Ministro dell’Interno dell’8 agosto 2007, organizzazione e servizio degli «steward» negli impianti sportivi, è possibile erogare fino a 5.000 euro a singolo collaboratore. Limiti estesi, altresì, alle imprese del settore alberghiero e turistico, per cui possono utilizzare le prestazioni occasionali, se hanno fino a 10 lavoratori dipendenti assunti regolarmente.
Le cose cambiano per il settore agricolo, per cui le prestazioni occasionali vengono vietate, se non per alcune particolari categorie di lavoratori: disoccupati percettori di NASPI; pensionati; studenti fino a 25 anni; soggetti detenuti. Tuttavia non è possibile superare 45 giorni lavorati all’anno con prestazione occasionale, per ciascun soggetto.
Fonti normative
- Articolo 2222 Codice Civile
- La Legge n.197/2022 (legge di bilancio 2023)
- D.Lgs. n. 276/2003
- D.Lgs. 81/2015
- D.L. n. 50/2017
- D.L. n. 146/2021 conv. da L. n. 215/2021
- Nota n. 29-2022 dell’Ispettorato del lavoro
Marco Mosca
Sono l'Avv. Marco Mosca ed opero da 12 anni nel campo giuridico. Ho maturato una significativa esperienza in molti settori del diritto, in particolare nell'ambito della materia societaria e di tutto ciò che ad essa è collegato. Pertan ...