Restituzioni di denaro all’INPS: cosa fare se l’INPS chiede soldi indietro

Restituzioni di denaro all’INPS? Ecco la guida completa per capire perché l’INPS chiede soldi indietro, come rispondere e quando puoi fare ricorso.

L’INPS o Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è l’ente principale su territorio italiano in materia di gestione del sistema pensionistico pubblico.

Per poter accedere ai servizi erogati bisogna essere iscritti all’Istituto.

Peraltro, l’iscrizione all’INPS risulta essere obbligatoria per tutti i soggetti che prestino un’attività lavorativa di lavoro dipendente, sia essa pubblica o privata, nonché i soggetti che prestano attività lavorativa autonoma o indipendente per la quale non sia prevista una cassa previdenziale autonoma (come accade, al contrario, ad esempio per gli avvocati, gli ingegneri o gli architetti).

Può accadere, tuttavia, che l’ente, nell’erogare le somme a titolo pensionistico o previdenziale effettui un calcolo errato e corrisponda un importo superiore rispetto a quello effettivamente spettante all’iscritto.

In tal caso, quindi, l’INPS potrebbe procedere a richiedere all’iscritto la restituzione delle somme indebitamente percepite.

Si vedrà nel prosieguo quando ciò può accadere e come è possibile procedere nell’eventualità ci si veda notificare una richiesta di restituzione somme da parte dell’INPS.

Perché l’INPS può chiedere soldi indietro

Diverse sono le ipotesi in cui l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale può procedere a chiedere all’iscritto la restituzione delle somme erogategli.

Tali casistiche, tuttavia, derivano sostanzialmente da tre cause, la richiesta dell’ente previdenziale potendo conseguire a:

  • Riscontrati errori nel calcolo delle somme erogabili all’iscritto a titolo pensionistico e/o previdenziale;
  • Ricezione per errore di pagamenti non spettanti;
  • Rivalutazione o revisione dei requisiti necessari per l’accesso al trattamento pensionistico o alle prestazioni previdenziali.

Elemento comune risiede, comunque, nel fatto che il soggetto iscritto ha percepito in tutto o in parte somme che non avrebbe dovuto percepire ed è, quindi, tenuto alla restituzione.

Errori nei calcoli pensionistici e previdenziali

Prima ipotesi da considerare è quella di errori avvenuti nei calcoli pensionistici o previdenziali, che si concretizza nel caso in cui vengono erogati assegni da parte dell’INPS in misura maggiorata rispetto al dovuto e, accortasi dell’errore, l’ente previdenziale chieda la restituzione degli importi.

Si vuole evidenziare che in questa ipotesi l’errore non è del lavoratore/soggetto pensionato, ma dipende da una mera svista commessa dal personale INPS nell’applicazione dei criteri di calcolo da utilizzare al fine del computo delle somme che devono andare a comporre l’assegno.

L’accertamento da parte dell’ente non è, peraltro, infrequente che avvenga anche a distanza di parecchio tempo, talvolta anche di anni dal momento dell’avvenuta erogazione.

Pagamenti indebiti ricevuti per errore

Ulteriore ipotesi in cui la richiesta di restituzione delle somme dipende da un errore in cui è incorso l’ente istituzionale è quello in cui l’intero pagamento sia stato effettuato per errore al soggetto.

In questo caso, quindi, a venire in questione non è un errore di calcolo, bensì un errore nella disposizione del pagamento di somme che non avrebbe dovuto in alcun modo essere effettuata in favore di un determinato soggetto.

Questi, quindi, ha ricevuto pagamenti di somme che assumono il carattere della non debenza e che, quindi, INPS richiede in restituzione.

Anche in questo caso l’accertamento da parte dell’ente può avvenire anche a distanza di tempo dall’avvenuto pagamento e, quindi, la richiesta di restituzione somme può essere formulata anche dopo diversi mesi, talvolta anche anni.

Revisione dei requisiti per le prestazioni

Ultima ipotesi di rilievo è quella in cui intervenga una legge sopravvenuta la quale preveda una modifica dei requisiti previsti per l’erogazione delle prestazioni da parte dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Trattasi di caso che dovrebbe, invero, avere riscontro applicativo decisamente limitato, dal momento che di norma le leggi hanno effetto solo per il futuro.

Non dovrebbero fare eccezione nemmeno le norme che dispongono in materia pensionistica.

Si ritiene, pertanto, che nemmeno le norma che prevedono una revisione dei requisiti per l’accesso alle prestazioni previdenziali erogate dall’Istituto possano prevedere solo pro futuro.

Quello che potrebbe accadere, tuttavia, è che venga emanata una norma di tipo ermeneutico, tale da fornire chiarimenti in merito all’applicazione di requisiti già vigenti e tali da comportare un ricalcolo delle somme dovute in applicazione degli stessi.

Come verificare la correttezza della richiesta

Ricevuta la richiesta di restituzione delle somme erogate dall’INPS è opportuno che l’iscritto che ne è destinatario proceda ad un’attenta disamina della comunicazione pervenutagli, al fine di verificarne il contenuto e tentare di comprendere se la richiesta sia fondata e, soprattutto, corretta nel suo ammontare.

Di seguito si indicano i passaggi fondamentali da seguire per verificare la correttezza della richiesta.

Controllo della comunicazione ricevuta

Il primo passaggio fondamentale e imprescindibile da seguire è procedere ad un’attenta lettura della richiesta di restituzione delle somme che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale abbia fatto pervenire. Lo scopo è quello di comprendere se essa risulti essere fondata, alla luce della normativa pro tempore vigente, e valutare, innanzitutto, se effettivamente siano state o meno percepite somme che non avrebbero dovuto essere corrisposte dall’INPS. Il parametro di raffronto sono ovviamente i dati rinvenibili nella posizione personale (i.e. l’area riservata MyINPS).

Verifica del calcolo effettuato dall’INPS

Il passato più delicato consiste, tuttavia, nella verifica del calcolo effettuato dall’INPS nella richiesta formulata nella comunicazione ove si ritenga che la richiesta di restituzione delle somme possa eventualmente essere fondata.

Per effettuare tale verifica potrebbero rendersi necessari degli approfondimenti o ottenere dei chiarimenti, in particolar modo qualora si ritenga di non possedere le competenze tecniche necessarie e sufficienti per effettuare una verifica in termini corretti.

In tal caso, è possibile procedere in due modi:

  • richiedere il parere di un avvocato che sia specializzato in materia;
  • richiedere un chiarimento direttamente all’INPS.

Va da sé che la seconda delle opzioni rammentate è sempre consigliabile e, comunque, non esclude ovviamente che ci si possa poi rivolgere anche ad un avvocato per dissipare ogni eventuale residuo dubbio.

Come richiedere un chiarimento all’INPS

Ma come si può richiedere un chiarimento direttamente all’INPS?

In realtà, la procedura da seguire è relativamente semplice.

  1. Collegarsi alla seguente pagina web: INPS risponde;
  2. Nella parte bassa della pagina cliccare sulla dicitura “Accedi al servizio” ed accedere alla pagina successiva;
  3. Quivi ancora cliccare sul pulsante riportante la dicitura “Utilizza lo strumento”;
  4. Selezionare la modalità di accesso prescelta, a seconda che si sia in possesso di credenziali ovvero che non se ne disponga;
  5. Leggere l’informativa e procedere selezionando il tasto “Continua”;
  6. Inviare una nuova richiesta procedendo tramite la sezione dedicata sub voce “Nuova richiesta”;
  7. Inserire i propri dati personali (codice fiscale, indirizzo e-mail, numero di cellulare e numero di telefono fisso;
  8. Procedere implementando i campi della sezione “Caratterizzazione richiesta” ed allegare gli eventuali documenti che si ritenga di voler presentare in allegato alla richiesta e successivamente digitare sul pulsante “Prosegui”;
  9. Scaricare il riepilogo della richiesta per saggiarne la rispondenza alle proprie richieste e inoltrarla, procedendo poi alla conferma definitiva. In tal modo la richiesta risulta correttamente inviata e verrà presa in carico dagli incaricati INPS che la evaderanno nel minor tempo possibile.

In alternativa a INPS Risponde è utilizzabile il Contact Center multicanale INPS, telefonando ai numeri di telefono dedicati e negli orari indicati.

Quali opzioni hai a disposizione

Giunti a questo punto della trattazione sembra opportuno comprendere come possa procedere il soggetto che si veda rivolgere una richiesta di pagamento da parte dell’INPS.

Le soluzioni sono diverse a seconda del fatto che si ritenga di dover o voler pagare le somme ovvero che si ritengano sussistenti i requisiti per proporre ricorso, salvi in ogni caso gli effetti della prescrizione.

Pagamento immediato o rateizzato

Il soggetto che ritenga di volere o dovere restituire le somme richiestegli può provvedere in un’unica soluzione, mediante versamento dell’intero importo.

In alternativa, in particolare se la somma da versare è particolarmente ingente potrà concordare con l’ente previdenziale di procedere alla restituzione mediante la corresponsione del dovuto tramite il versamento di più ratei consecutivi con scadenza mensile.

In specie, sino ad oggi poteva essere concordata una rateizzazione mensile che prevedesse la corresponsione della somma in un numero di ratei che raggiungere un massimo di 24, aumentabili fino a 36 in caso di particolari certificate esigenze del richiedente.

A partire da quest’anno, invece, l’ente consente di pianificare il rientro della somma mediante versamento di un numero di rate che può arrivare sino a 60.

Fare ricorso: quando e come farlo

Se si ritenga che la richiesta di restituzione delle somme formulata dall’INPS sia infondata o, comunque, erronea nell’an o nel quantum (ritenendosi di non essere tenuti alla restituzione di alcuna somma ovvero di essere tenuti alla restituzione di un importo in misura inferiore a quello indicato nella richiesta) è possibile presentare un ricorso.

Innanzitutto, è fondamentale muoversi tempestivamente, presentando un ricorso amministrativo, anche mediante compilazione della sezione dedicata sul portale dell’INPS (link).

Il ricorso deve essere inviato al comitato provinciale dell’INPS, a pena di decadenza da tutti i diritti.

Trascorsi 90 giorni dalla presentazione della richiesta formulata è possibile per il soggetto destinatario della richiesta di pagamento intraprendere un’azione giudiziaria entro il termine massimo perentorio di 180 giorni, facendosi assistere da un legale.

Prescrizione del debito: cosa sapere

La prescrizione del debito, in generale, si configura come una causa di estinzione di un diritto quale conseguenza del suo mancato esercizio per un determinato lasso di tempo. Lo stesso codice civile (cfr. artt. 2934 e seguenti) sul punto prescrive che ogni diritto può essere esercitato dal titolare entro un periodo di tempo ben fissato, decorso il quale si estingue.

Per quanto attiene alla prescrizione per le prestazioni erogate dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale occorre precisare che essa opera generalmente decorsi cinque anni.

Restano ferme le eventuali eccezioni che la legge possa prevedere in materia e che possono modificare i termini prescrizionali, aumentandoli o riducendoli.

Cosa fare per evitare errori futuri

Preso atto della circostanza che da eventuali errori commessi dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale possono derivare conseguenze anche spiacevoli per il contribuente/lavoratore/pensionato è opportuno muoversi correttamente al fine di tentare di prevenire eventuali ulteriori errori in futuro.

Verifica annuale delle comunicazioni INPS

Primo fondamentale passaggio è quello di procedere a verificare con scrupolosità le comunicazioni INPS ricevute mediante le modalità e i canali ufficiali indicati anche sul portale (SMS, contatti telefonici, lettere cartacee pervenute a mezzo raccomandata a/r, documentazione digitale caricata nella cassetta postale on line*, segnalate tra gli avvisi nell’area riservata MYINPS, a mezzo PEC se il soggetto ne è provvisto) con l’intento di verificare che non sussistano errori di sorta dai quali possano scaturire le criticità evidenziate nei paragrafi precedenti.

Si consiglia di procedere alle verifiche sul punto in maniera costante e, comunque, almeno con cadenza annuale.

*cfr. al link: Cassetta Postale Online

Controllo della documentazione fiscale e previdenziale

Ancora, è indispensabile procedere al controllo di tutta la documentazione fiscale e previdenziale prodotta e fornita nel corso degli anni, al fine di verificare che non emergano palesemente lacune, errori o discrasie di sorta rispetto a quanto previsto dalla normativa pro tempore vigente.

Domande frequenti (FAQ)

  1. Cosa succede se non restituisco i soldi richiesti dall’INPS?
    Il rischio, in caso il soggetto cui è richiesto non provveda a restituire le somme all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è che l’ente si rivolga ad un legale e che gli faccia notificare un decreto ingiuntivo, con conseguente possibile avvio, in caso di non adempimento all’ordine di pagamento in esso contenuto, di una procedura esecutiva nei suoi confronti.
  2. Come verifico se la richiesta dell’INPS è corretta?
    Il soggetto che si veda notificare una richiesta di restituzione somme da parte dell’INPS può procedere a verificare se detta richiesta sia corretta seguendo alcuni passaggi fondamentali, riepilogabili nei seguenti: attenta lettura e verifica della comunicazione ricevuta; verifica del calcolo effettuato dall’INPS (magari, ove necessario, chiedendo l’ausilio di soggetti competenti n materia, quali avvocati specializzati) e, infine, se necessario procedere alla richiesta di chiarimenti direttamente all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
  3. Posso rateizzare il pagamento del debito con l’INPS?
    La risposta al quesito è sicuramente affermativa. In particolare, quando la somma che il soggetto è tenuto a restituire all’INPS è particolarmente ingente può concordare con l’ente di procedere al pagamento mediante corresponsione degli importi in maniera ratealizzata con previsione di un piano di pagamento, accordando, a decorrere dal 2025, sino a 60 ratei con scadenza mensile.
  4. Quali sono i termini di prescrizione per i debiti con l’INPS?
    Il termine prescrizionale per i debiti che un soggetto abbia con l’INPS è fissato in cinque anni, decorrenti dal momento della scadenza prevista per il pagamento dovuto.
  5. Come faccio ricorso contro una richiesta di denaro dall’INPS?
    Presentando, innanzitutto, un ricorso amministrativo, procedendo mediante compilazione della sezione dedicata sul portale dell’INPS: Ricorsi Amministrativi.
    Procedendo poi all’invio del ricorso al comitato provinciale dell’INPS, a pena di decadenza da tutti i diritti.
    Trascorsi 90 giorni dalla presentazione della richiesta intraprendendo un’azione giudiziaria entro il termine massimo perentorio di 180 giorni, facendosi assistere da un legale, essendo l’assistenza tecnica in tale sede necessaria.
Avvocato Chiara Biscella

Chiara Biscella

Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi dell'Insubria e il conseguimento del diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ho intrapreso, ment ...